L'allarme di Dario Fo: «Gli Scrovegni
sono in grave pericolo»

Domenica 12 Gennaio 2014 di Caterina Cisotto
Ivo Rossi e Dario Fo
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PADOVA - «Io non mi sento una persona civile se non mi preoccupo delle sorti di un monumento unico e irripetibile!»: Dario Fo non ha dubbi, la cappella degli Scrovegni è in pericolo e l’allarme lanciato quasi un anno fa a Firenze da Chiara Frugoni, Salvatore Settis e altri studiosi è sottovalutato, se non ignorato, dal sindaco padovano e i suoi assessori. «Al convegno con i massimi esperti del restauro e di Giotto non ha partecipato nessuno del Comune, perché? – ha incalzato Fo davanti ai giornalisti invitati ieri pomeriggio all’hotel Milano, oggi pomeriggio sarà invece sul palco del gran teatro Geox con “In fuga dal senato” di Franca Rame – se l’argomento ti sta a cuore vai, discuti, non ti eclissi: è questa l’impressione che dai».

Pronto alla replica il sindaco reggente, Ivo Rossi, che ha voluto partecipare all’avvio della conferenza stampa: «Io mi affido agli esperti, cerco di farmi spiegare, di capire, c’è la nostra massima attenzione. Non vedo nessuno che sta puntando alla distruzione di Giotto, perché questa caccia alle streghe? Per approfondire in modo rigoroso il tema della tutela degli Scrovegni organizzeremo un convegno a fine marzo, al quale invitiamo ufficialmente Fo.

Sono disponibile ad accogliere ogni suggerimento».

Ma il premio Nobel non demorde: «Io non mi sento tranquillo, non mi fido neanche degli esperti: finora non ne ho ascoltati due, ma almeno una decina e ne sto cercando ancora degli altri. Sono davvero rimasto impressionato che sei tra i più grandi scienziati del restauro, riuniti a Firenze, siano d’accordo sul rischio che sta correndo la cappella per colpa degli allagamenti nella cripta: perché nessuno di loro è stato invitato al convegno padovano di marzo?». Fo rifiuta ogni aggancio con la politica e le sue polemiche: «Sia chiaro che delle prossime elezioni a Padova non me ne frega niente, non do la preferenza a nessun candidato. Il problema di Giotto non va buttato va così, in politica».

Invitato a ridestare l’attenzione sulla staticità della cappella messa a dura prova dalle falde d’acqua sottostanti da Giuliano Pisani, presidente della commissione Cultura del Comune e appassionato studioso di Giotto, l’attore e autore non parla da teatrante ma da storico dell’arte: «Ho studiato affresco per otto anni all’Accademia di Brera e ho anche insegnato questa disciplina. Da decenni mi occupo degli affreschi di Giotto a Padova, su di lui ho già scritto tre libri: conosco dunque il problema a fondo. Sono figlio di contadini, servi della gleba: quando coltivavano un campo, la prima cosa che verificavano era la presenza dell’acqua. Il Cenacolo di Leonardo a Milano venne distrutto cinquecento anni fa proprio dall’acqua: in città scorrevano all’epoca sette fumi e tre canali».

Una volta andato via Rossi, che lo ha invitato a piantare un albero sulla via dei Nobel - «ne pianto anche dieci!» - Fo ribadisce la sua profonda preoccupazione: «Mi scuso con il sindaco se penso ad altri grandi disastri della nostra storia, causati da un’incosciente leggerezza. Se per la mancanza di un controllo vero, ampio, agli Scrovegni dovesse succedere un “papocchio”, come mi diceva Settis, sarà come con il Vajont: nessuno si preoccupava. Il Comune deve invece approfondire l’inchiesta, sentendo anche pareri contrari e opposti». La sensazione è dunque quella che il Comune abbia «il terrore di non avere argomenti sufficienti ma non voglia allarmare la popolazione. Questo panico di dover ascoltare altre voci mi mette angoscia».

Ultimo aggiornamento: 20:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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