Cadoneghe. Giordano Sanginiti muore a 21 anni in moto, Veneto Strade rattoppa la buca incriminata

Lunedì 27 Febbraio 2023 di Redazione Web
Veneto Strade rattoppa la buca

CADONEGHE - La buca è stata rattoppata. Veneto Strade ha sistemato l'asfalto della Regionale 308 proprio nel punto in cui è caduto Giordano Sanginiti con la sua moto lo scorso 4 febbraio, caduta che gli è costata la vita. Ad accorgersene sono stati i genitori del 21enne di Mirano che sabato 25 febbraio hanno ripercorso per l'ennesima volta quella strada.

Da un lato, fanno sapere i legali, i familiari del ragazzo sono sollevati al pensiero che quella specifica insidia, quanto meno, non provocherà altri incidenti, ma dall’altro si sentono traditi. Com’è noto, infatti, il pubblico ministero della Procura di PadovaAndrea Girlando, ha aperto un procedimento penale iscrivendo nel registro degli indagati due funzionari di Veneto Strade, gli ingegneri A. B., 37 anni, di Zelarino, responsabile della manutenzione delle strade Regionali e Statali per le province di Padova e Vicenza, e I. Z., 60 anni, di San Donà di Piave, anche lui dirigente responsabile del settore Manutenzione, presso la direzione di Mestre di Veneto Strade. E, soprattutto, aveva disposto una consulenza tecnica cinematica per accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità dell’incidente, con particolare riferimento allo stato di dissesto della strada in questione e alla mancata segnalazione dei pericoli, incarico che avrebbe dovuto conferire mercoledì 22 febbraio all'ingegner Luigi Cipriani di Verona: il legale della famiglia Sanginiti, l’avvocato Davide Ferraretto del foro di Padova, era pronto a nominare l’ingegner Pierluigi Zamuner come consulente tecnico di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore Spa.

Il difensore degli indagati, l’avvocato Marco Vassallo, del foro di Venezia, tuttavia, prima ancora che il Pm leggesse i quesiti della consulenza tecnica, ha anticipato l’intenzione richiedere l’incidente probatorio, un accertamento tecnico con un’altra forma giuridico-processuale, disposto direttamente dal Gip, in caso di accoglimento della domanda, e il cui risultato diventerebbe atto di prova a tutti gli effetti del dibattimento, e non (solo) atto di parte, nello specifico della pubblica accusa. Il magistrato ha quindi sospeso il conferimento del proprio incarico in attesa della decisione del giudice. L’avvocato Ferraretto, così come hanno poi fatto la famiglia e Studio3A, aveva tuttavia espressamente richiesto che l’accertamento fosse comunque esperito al più presto e, soprattutto, che nel frattempo non venissero alterati i luoghi, memore anche del recente precedente: pochi giorni dopo il sinistro l’Ente gestore aveva aggiunto un cartello di “attenzione buche” un chilometro prima del punto incriminato, circostanza provata dai video girati l’indomani della tragedia dal papà e della mamma di Giordano, da cui risulta chiaro che l’unico segnale presente prima era quello piazzato proprio a ridosso di dove il motociclista è caduto, dunque con preavviso zero.

«Ma, nonostante le rassicurazioni fornite in tal senso dal legale di controparte, l’Ente gestore ha rimesso di nuovo mano alla strada con il rattoppo di asfalto - si legge in una nota di Studio 3A - Una condotta inaccettabile e che non può trovare una giustificazione nell’urgenza di sistemare la buca perché, se così fosse stato, Veneto Strade poteva evitare di frapporre ostacoli al conferimento della consulenza tecnica da parte del Pm: i periti, infatti, erano già pronti a procedere con le operazioni e a quest’ora avrebbero già effettuato il loro sopralluogo.

A questo punto la famiglia del giovane e Studio3A, pur ribadendo tutta la loro fiducia nell’autorità giudiziaria, chiedono precise garanzie che l’inchiesta possa svolgersi con obiettività rispecchiando la realtà dei fatti».

Ultimo aggiornamento: 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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