Benedetta morta infilzata dal guardrail: «Il processo necessario perchè altri non soffrano come noi»

Domenica 13 Febbraio 2022 di Michelangelo Cecchetto
Benedetta Ciprian aveva 25 anni
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CARMIGNANO DI BRENTA - «Per noi il processo  è il modo per accertare le responsabilità a fare in modo che Benedetta possa avere finalmente giustizia. Nessuno andrà in carcere, ce lo hanno detto, ma spero si possa accertare che quel guardrail non è regolare, che venga eliminato, che non ci siano altre persone che debbano soffrire come noi. La questione economica non ci interessa assolutamente. Non abbiamo quantificato somme, nulla riporterà accanto a noi Benedetta, ma lei deve avere giustizia». Il tono delle parole, chiare ed inequivocabili, non è di chi parla con desiderio di vendetta. No assolutamente. E’ di un padre, il signor Renzo Ciprian, che con la moglie Annalisa e la figlia maggiore Samantha, il 21 luglio di quasi due anni fa ha perso in un incidente stradale la figlia venticinquenne Benedetta. In auto, era a poca distanza dalla sua casa a Carmignano di Brenta dove stava rientrando dopo una cena con i colleghi di lavoro, in via Camazzole l’utilitaria è sbandata sulla corsia opposta, trafitta dalla testa di un tratto del guardrail. 
 

PROTEZIONE PERICOLOSISSIMA
Il rinvio a giudizio di due tecnici dell’Unione dei Comuni della Brenta, vedrà la prima udienza nel maggio del 2023, tra 15 mesi. «Quella protezione è di fatto una lama ricoperta di legno, non doveva essere fatta così, è pericolosissima», ripete il papà di Benedetta e lo ha detto subito, poche ore dopo la tragedia quando ha avuto la forza di andare di persona sul luogo del sinistro. Certo a metterlo nero su bianco, a stabilirlo, dovrà deciderlo l’Autorità giudiziaria con il processo. Non rimane che attendere. Tempo che si aggiunge a quello che sembra ieri, della scomparsa di Benedetta.
 

«LEI È SEMPRE QUI CON NOI»
«Era la nostra ragazza. Non posso parlarle, non possiamo toccarci, non litighiamo, anche se lei è qui con noi». Avevano espresso fin dal principio marito e moglie la volontà di avere con loro per sempre Benedetta. In salotto c’è l’urna con le sue ceneri, una foto, e tante altre in casa, un mazzetto di tulipani ed altri oggetti legati a lei. Un dolore affrontato con grande dignità da chi ha generato come pure dalla sorella Samantha che con Benedetta aveva un legame profondissimo. Una vita cambiata in pochi istanti, che deve andare avanti anche se non è assolutamente semplice. «Per noi oltre ad andare al lavoro è molto difficile andare in giro, anzi, non andiamo più da nessuna parte - rivela Renzo -. Mia moglie percorre 80 chilometri al giorno tra andata e ritorno da Torri di Quartesolo dove lavora. Se capita che ritardi un attimo a rientrare sono già in ansia. Per fortuna abbiamo il nipotino che a luglio compirà tre anni, è vivacissimo». La signora Annalisa è in contatto con altre famiglie che hanno subito un lutto come il suo. Tra queste anche quella di una delle due giovani, Gaia e Camilla, investite a Roma da Pietro Genovese. La condivisione può essere d’aiuto. Parlando ancora della decisione del giudice, «mi ha molto colpito la richiesta di proscioglimento, non sono un tecnico, ma mi chiedo con che coraggio possa essere stata fatta, fortunatamente il giudice ha deciso diversamente - sottolinea Renzo Ciprian -. Avevano chiesto anche un rinvio che non è stato accolto». 
«Ritornando a Carmignano di Brenta lungo via Camazzole: «Se come si dice anche oggi, quel tratto di strada è pericoloso, visto che hanno fatto grandi lavori, non si poteva modificare il tracciato come avviene in altre strade? Si dice che Benedetta viaggiasse a 70 km orari anziché a 50, ma un guardrail deve proteggere, non uccidere. Quello è fatto come una lama di un coltello ricoperta dal legno. Un anno fa un’altra auto è finita fuori strada ma per fortuna non ha trovato il guardrail interrotto». 

 

Ultimo aggiornamento: 14:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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