BORGO VALBELLUNA - Ha scelto il palcoscenico di un convegno su Dino Buzzati e Tina Merlin per dire che la giornalista di Trichiana, l'unica che mise in guardia tutti, inascoltata, prima della tragedia del Vajont, aveva una fonte di informazione molto importante interna alla Sade, la società che stava costruendo diga e centrale idroelettrica, e che quella fonte era Mario Pancini, l'ingegnere che dirigeva il cantiere. In pratica il numero 2 dell'azienda per quel gigantesco progetto dopo Alberico Biadene. Adriana Lotto, presidente dell'associazione Tina Merlin, non lo ha dato come una certezza al cento per cento, ma con un alto grado di probabilità, dopo aver escluso una precedente ipotesi, ossia un geologo che collaborava con la Sade.
LE TRAGEDIE
Dopo 60 anni è emerso, insomma, un particolare non certo trascurabile della tragedia del Vajont. E un particolare che riguarda una persona che, a sua volta, ebbe un destino tragico: Pancini si tolse infatti la vita alla vigilia dell'inizio del processo dell'Aquila, il 24 novembre del 1968. Un suicidio che aveva preannunciato al giudice istruttore di Belluno Mario Fabbri, che però non potè far altro che andare avanti con l'inchiesta e mandare a processo Pancini, dal momento che lo riteneva responsabile di alcuni reati. Adriana Lotto ha parlato ieri come relatrice al convegno "Raccontare la tragedia del Vajont. Da Tina Merlin a Dino Buzzati, tra inchieste, polemiche e memoria" a Mel di Borgo Valbelluna. Insieme a lei Laura Nota, docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, Patrizia Dalla Rosa, referente scientifica del Centro studi Buzzati di Feltre, Lorenzo Viganò, curatore dell'opera di Buzzati per Mondadori, e Monica Andolfatto, giornalista d'inchiesta e segretaria del sindacato regionale dei giornalisti del Veneto. Organizzato dall'associazione culturale Villa Buzzati San Pellegrino - Il Granaio con An, il convegno è stato moderato da Monica Frapporti, vicesindaco di Borgo Valbelluna.