Più di trentamila persone in 180 teatri per assistere a VajontS 23. A Belluno tutto esaurito

Venerdì 13 Ottobre 2023 di Alessandro De Bon
Il teatro comunale di Belluno lunedì scorso per VajontS (foto dall'account Instagram di Oltre le Vette)

BELLUNO - Marco, Daniela, Rajeev, Roberto e gli altri trentamila. Anzi, di più. Dire quante persone in Italia lunedì alle 22.39 fossero in silenzio in uno dei 180 teatri del paese per VajontS 23 è impossibile. Di sicuro, senza dubbio, erano più di 30 mila. Ovvero quelli che avevano prenotato un posto, a cui poi bisogna aggiungere chi è arrivato all’ultimo, o magari ha approfittato di una replica imprevista ma necessaria per la quantità di richieste ricevute. «Sappiamo che ha partecipato tantissima gente - raccontano dall’ufficio stampa di "La Fabbrica del Mondo", ideatore dell’azione corale di teatro civile - e ci hanno colpito moltissimo le tante foto e testimonianze che ci sono arrivate delle file ordinate che si formavano fuori dai teatri». 

A BELLUNO

In città lunedì sera VajontS si è acceso in quattro luoghi, con quattro spettacoli e insieme a decine di voci su ognuno dei palcoscenici in scena: al Teatro Comunale con "Lo sanno loro", lo spettacolo diretto da Roberto Faoro che ha coinvolto Teatro del Cuore, Bretelle Lasche, Danzaoltre, Lavori in Corso e Compagnia del Moccolo; all’ex caserma Piave (Hangar11) con il penultimo appuntamento di "Vertigini" dedicato all’evento e curato da Rajeev Badhan per SlowMachine; sempre all’ex caserma Piave (Casa delle Arti) con “Qualcuno cantava…” di Daniela Nicosa, per Tib Teatro insieme alle Bambine del Vajont di Codissago e agli allievi di Attozer; e poi alle scuole medie Pertini di Ponte nelle Alpi, con i ragazzi e le ragazze seguiti dalla professoressa Donatella De Prà, per la neonata Libera Belluenese Orientale. 

SOLD OUT

E qui, a Belluno, a pochi chilometri da Toc e da Longarone, dove il Piave si gonfiò di morte, la risposta non poteva che essere la partecipazione. Pieno il Comunale, pieno l’Hangar11, sold out le due repliche alla Casa delle Arti. E così, più o meno, è stato in tutto il Paese, nei 180 teatri e nei 1200 luoghi informali come scuole, biblioteche o parrocchie che hanno coinvolto oltre 4 mila narratori. A partire ovviamente da Marco Paolini e il suo La Fabbrica del Mondo, il laboratorio permanente e camminante. 

DALLA DIGA AL PICCOLO

L’autore dell’indimenticabile spettacolo sulla diga del 1997, e che ha messo a disposizione proprio quel testo per questa gigantesca azione corale di teatro civile, VajontS, lunedì era al Piccolo di Milano e in diretta su Rai Radio 2.

Su una pagina di diario, poco prima dell’inizio dello spettacolo, anzi degli spettacoli, Paolini scriveva così: «Come raccontare quello che è successo? Credo si possa fare come diario di una moltitudine. Immaginate di raccontarlo a chi verrà dopo, a chi si chiederà cos’era e non ci sarà nessun video che possa tener dentro quello che è successo. Un diario può farlo; facciamolo asciutto, senza fronzoli, facciamolo come pro-memoria, facciamo il diario di quella moltitudine. Cominciate a raccontare, finché la memoria è calda!». Poi, 24 ore dopo, finito VajontS, finito il suo spettacolo e le centinaia d’altri sparsi in un ovunque mai così vicino a Longarone, Paolini è tornato a quelle pagine del diario, scrivendone un’altra. «Speravo tanto di non far la fatica, di non sentire il giorno dopo la fatica che costava fare il racconto del Vajont quando ero io a farlo, da solo… Niente da fare, oggi sono cotto, contento ma cotto! Ho sentito la fatica, lo sforzo, il peso della moltitudine. Ma non serve che ve lo dica, perché quel peso lo avete sentito e portato addosso. Abbiamo scelto di farlo e lo abbiamo moltiplicato. Noi non siamo una notizia, siamo una storia che cammina e ci tiene insieme. Siamo Teatro diffuso, rete di scopo e costruttori di cattedrali. Siamo fabbrica del mondo! A questo serve la fatica, bella fatica, utile. Grazie a tutti noi. Marco».

Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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