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Il presidente della Repubblica Mattarella: «Gli atti del Vajont restino qui»

Il Capo dello Stato prima al cimitero monumentale di Fortogna, poi sulla diga

Lunedì 9 Ottobre 2023

I 55 sopravvissuti alla tragedia in piedi davanti al presidente

Si sono alzati tutti in piedi, nonostante i passi incerti sorretti dai bastoni, i 55 sopravvissuti alla tragedia del Vajont presenti stamane alla cerimonia commemorativa per i 60 anni, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Franco De Biasio era uno dei «bocia» cresciuti a Longarone a pane e pallone da calcio. Faceva parte della squadra locale: sette degli undici gialloblù della prima squadra sono stati spazzati via il 9 ottobre 1963 dall'ondata di fango. «Ero a scuola alla Cerletti a Conegliano, vi stavo tuta la settimana, e solo per questo l'ho scampata. Però oltre ai compagni - aggiunge - ho perso i genitori e una sorella». È sopravvissuto solo per una serie di coincidenze fortunate anche Piermarco Tovanella, 91 anni: si trovava al cinema a Belluno quando la luce è mancata completamente e ha capito che qualcosa doveva essere accaduto. «Con la mia macchina potente sono andato dietro alla macchina dei pompieri verso casa: sulla strada di Longarone - racconta, sottolineando di essere l'unico rimasto vivo della sua famiglia - si vedevano solo persone e animali morti». 

Il sindaco Erto Casso: "Ho visto Mattarella emozionato"

«Ho cercato di spiegare in due minuti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cosa era successo qui. Sinceramente ho visto un Mattarella emozionato, forse anche per l'orrido che c'era davanti, creato in millenni. Dietro invece c'era un orrido creato dall'uomo in una frazione di secondo». Lo ha detto il sindaco di Erto e Casso, Antonio Carrara, che, prima delle cerimonie di commemorazione, ha accompagnato Mattarella lungo la passerella in cima alla diga del Vajont. Il presidente, ha spiegato, «mi ha chiesto delle spiegazioni, gli ho fatto vedere dove era arrivato il limite dell'onda» 60 anni fa. «È rimasto soddisfatto di questa visita. Era importantissimo fargli vedere questo posto perché tutto è nato da lì, dalla costruzione di quella maledetta diga che han voluto farla a tutti i costi in un posto sbagliato. Una diga fatta benissimo ma in un posto sbagliato», ha concluso.

Zaia: " Il Vajont non è stata una tragica fatalità"

Il disastro del Vajont «non è stata una tragica fatalità». «Leggendo la storia della costruzione della diga e le cronache del processo si evince che la storia della fragilità di questa montagna era nota fin da subito. Non è un caso che gli abitanti di questa valle comunque dicevano che questa diga non si doveva fare». Lo ha affermato il presidente del Veneto, Luca Zaia, intervenendo dal palco, durante la cerimonia di commemorazione nel 60/o anniversario del disastro del Vajont. «Certo è che con vergogna bisogna dire che solo due persone sono state condannate, a cinque anni e a tre anni e 8 mesi - ha aggiunto - questo è il risultato di 1.910 morti. Oggi è fondamentale rinnovare il ricordo, però siamo qui anche per trarre un insegnamento e tornare a casa tutti con un impegno». «Dovremmo riaffermare - ha concluso - che l'uomo non è immortale e invincibile davanti alla natura».

Mattarella: "Dobbiamo riconciliarci con la natura che ci ospita"

«Vogliamo sforzarci, oggi, di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli Alpini, non c'erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato. Per poter dire che - come ha esortato il presidente Zaia - riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza è garanzia di giustizia - come richiede il buon governo - rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società. Perché occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita», ha detto ancora il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a Erto «Per evitare - ha esortato il Capo dello Stato - atteggiamenti di indifferenza, di presunzione, di superiorità rispetto ai segnali della natura. Pagati qui a così caro prezzo. Per non capitolare a quello che il presidente Fedriga ha definito "desiderio cieco dell'uomo di piegare la natura a proprio piacimento al fine di ottenere il massimo profitto". A un intervento dell'uomo che si traduce in prevaricazione, corrisponde la violenza della natura. Quella violenza che la sapienza delle popolazioni locali, in antica intimità con l'ambiente, sa temere e da cui cerca riparo». «Sui luoghi della tragedia, il giorno dopo svettava, solitario, a Pirago, il campanile della chiesa di san Tomaso apostolo. Il tempo non diluisce il dolore, ma quel campanile, oggi restaurato, appare, nella sua solitudine, quasi simbolo della resilienza di questi luoghi e della sua gente. Gente di paesi che, come ha ricordato il sindaco Padrin, hanno voluto tornare alla vita. Come hanno sottolineato, con ammirazione, anche i presidenti Fedriga e Zaia. Di chi - insieme allo strazio della perdita dei propri cari, della propria casa, dei propri averi - si è trovato di fronte a una scelta angosciante: andarsene o "resistere"». E ancora: «Esperienze - ha ricordato il Capo dello Stato - che ritroviamo nei dialoghi di un sopravvissuto di Erto, Mauro Corona, nel suo "Quelli del dopo". Quel che li ha guidati - e che deve muoverci - è l'ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l'ambiente in cui siamo immersi. Perché i disastri cambiano i luoghi ma il futuro delle loro popolazioni dipende anche dalla resistenza di coloro che, come i valligiani di questi luoghi, non hanno ritenuto di arrendersi».

 

 

Padrin: "Le carte del processo restino qui"

«Ancora più forte deve nascere in noi l'urgenza di promuovere la memoria collettiva»: è l'invito che il sindaco di Longarone e Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, ha voluto rivolgere al Presidente Sergio Mattarella durante la cerimonia al cimitero di Fortogna per i 60 anni dalla tragedia del Vajont. «Sono passati 60 anni - ha ricordato Padrin, affiancato dal sindaco di Verona Damiano Tommasi - un tempo congruo per elaborare il lutto ma non abbastanza pe rimarginare la ferita che è ancora viva nella nostra comunità». Padrin ha aggiunto di provare «estremo piacere» che Mattarella abbia potuto incontrare una delegazione proprio di superstiti. Il sindaco ha evidenziato «la straordinaria solidarietà» che venne offerta nelle ore dalla tragedia «da ogni parte del mondo, che rappresenta ancora oggi la vera, straordinaria ricchezza del nostro Paese e sono onorato che proprio qui oggi a Longarone abbia inizio la Settimana nazionale di protezione civile». «Il Vajont - ha osservato - è quella tragedia che ha fatto emergere la parte peggiore ma anche la parte migliore dell'uomo. Riportare la memoria del Vajont significa ricordare quello che non deve mai più accadere, abbandonando progetti che possono portare l'uomo a commettere gli stessi errori, mettendo il profitto davanti ad ogni valore etico e morale». «Allo Stato non possiamo non chiedere che le carte processuali del Vajont tra pochi mesi inserite nella lista del registro dell'Unesco, restino qui, per rispetto dei sopravvissuti ma anche di chi ha condotto il processo penale».

Fedriga: "Altri Vajont si ripresenteranno, non dobbiamo più commettere errori del passato"

«Il Vajont è accaduto sessant'anni fa ma altri Vajont si ripresenteranno continuamente - ha detto il presiedente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga - in ogni angolo del nostro pianeta. La nostra civiltà deve fare un balzo in avanti per non permettere più di errori già fatti nel passato. Conoscere a fondo quanto sia delicata la terra su cui camminiamo, governare con saggezza i nostri territori, prendere decisioni insieme solo dopo aver ascoltato: sono questi i passi urgenti e necessari per un futuro migliore e un presente improntato sulla maggiore sicurezza per tutti».

Mattarella: "Occuparsi dell'ambiente è garanzia di vita"

«Occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia e Erto. Si è al Vajont, dichiara Mattarella, «per poter dire che - come ha esortato il presidente Zaia - riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia - come richiede il buon governo - rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società. Perché occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita». «Per evitare - prosegue - atteggiamenti di indifferenza, di presunzione, di superiorità rispetto ai segnali della natura. Pagati qui a così caro prezzo. Per non capitolare a quello che il presidente Fedriga ha definito "desiderio cieco dell'uomo di piegare la natura a proprio piacimento al fine di ottenere il massimo profitto"». «A un intervento dell'uomo che si traduce in prevaricazione, corrisponde la violenza della natura», afferma Mattarella. 

Mattarella sulla diga accolto dai sindaco di Erto e Casso

Secondo appuntamento per il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nelle zone dove sessant'anni fa avvenne il disastro del Vajont. Il Capo dello Stato si è recato nel luogo della diga da cui esondarono le due enormi onde causate dalla frana originata dal monte Toc. Ad accoglierlo e ad illustragli quanto accadde Antonio Carrara, sindaco di Erto e Casso, i centri in provincia di Pordenone raggiunti dalla prima onda.  Prima di raggiungere la tensostruttura per la cerimonia il presidente ha visitato la diga, percorrendone la passerella.

Zaia: "E' la giornata dei disastri ambientali e monumentali"

«Dopo 60 anni, purtroppo, c'è un oggettivo rischio che questa diventi soltanto una giornata del ricordo. Per me dev'essere sì la giornata in memoria di chi non c'è più; ma anche in onore dei vivi, dei soprvvissuti, perchè questo è un territorio segnato indelebilmente dal quel disastro. I 1.910 morti danno la dimensione di quella tragedia», ha detto il presidente della Regioe Veneto, Luca Zaia, partecipando al cimitero monumentale di Fortogna. Zaia ha ricordato che oggi «è la giornata nazionale del ricordo delle vittime dei disastri ambientali e industriali, causati dall'incuria dell'uomo. Vale la pena allora ricominciare a parlare del rapporto uomo-natura, coinvolgendo soprattutto i giovani, i veri soggetti che ci possono indicare la via».

Mattarella è arrivato accolto da Zaia e Padrin e i bambini

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato  al cimitero monumentale di Fortogna, primo appuntamento della commemorazione del 60/mo anniversario del disastro del Vajont, accolto dal presidente del Veneto, Luca Zaia, e dal presidente della provincia di Belluno nonché sindaco di Longarone, Roberto Padrin. Ad accoglierlo anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Il Capo dello Stato, dopo aver ascoltato la "Parata degli eroi" eseguita dalla Fanfata dei congedati della Brigata Alpini Cadore, ha deposto una corona in memoria delle vittime della tragedia, quindi ha reso omaggio ai cippi marmorei che le ricordano. 487 bambini, lo stesso numero di quelli con meno di 15 anni che perirono quella notte di 60 anni fa, hanno eseguito un canto per ricordarli, tenendo in alto i fogli con scritti i nomi di quei giovanissimi che persero la vita. Mattarella infine ha incontrato una rappresentanza di soccorritori e i sopravvissuti alla tragedia.

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Il presidente della Camera Fontana: "Quella catastrofe ancora nei nostri cuori"

«A sessant'anni da quel tragico 9 ottobre, onoriamo la memoria delle 1910 vittime, tra cui 487 minori, che perirono nella tragedia del Vajont. Nonostante il tempo trascorso da quell'immane catastrofe, la sua eco risuona ancora oggi nei cuori e nelle coscienze di tutti noi. Al dolore straziante di chi perse i propri cari e delle comunità devastate del Veneto e del Friuli- Venezia Giulia seguì il dramma dei sopravvissuti, che portarono e portano con sé il ricordo indelebile di quella ferita per tutta la vita. Ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti e ai soccorritori, che in quei giorni si prodigarono instancabilmente nell'aiuto alle popolazioni stremate, rinnovo la vicinanza e mi unisco commosso a nome mio personale e della Camera dei deputati». Lo dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, che stamattina parteciperà alla cerimonia di commemorazione del 60° anniversario della tragedia del Vajont, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al cimitero Monumentale di Fortogna di Longarone.

VAJONT - Oggi il giorno della memoria. E se le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono già risuonate come un macigno nei giorni scorsi in cui il capo dello stato ha parlato di «lezione terribile e indimenticabile», oggi il capo dello Stato è stato presente e ha parlato alla cerimonia commemorativa del sessantesimo anniversario della tragedia del Vajont.

L'omaggio alle vittime è iniziata alle 11 al cimitero monumentale di Fortogna a Longarone, dove oltre a Mattarella c'era anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Alle 12 il presidente della Repubblica ha visistato l'area della diga dove si è tenuta la commemorazione civile. L'ultimo presidente della Repubblica che venne a Longarone fu Azeglio Ciampi, in occasione dei 40 anni dalla tragedia. Era il 2003 e proprio il presidente Ciampi emise il decreto di riconoscimento del cimitero monumentale.


I PRESIDENTI
Il presidente Mattarella visitò il cimitero di Fortogna in visita privata nel marzo del 2019, quando venne in provincia dopo il disastro della tempesta Vaia. E allora erano ormai 16 anni che un presidente della Repubblica non rendeva omaggio al cimitero della tragedia. Prima passarono da Antonio Segni, a Saragat, Pertini nel 1983, Cossiga nel 1988 e, come detto, Ciampi nel 2003. È stata ricordata anche di recente, proprio in occasione della sua morte, l'assenza del presidente Giorgio Napolitano nel cinquantesimo del Vajont. Un'assenza pesante e ricordata ancora oggi dai bellunesi. Allora venne il presidente del Senato, Pietro Grasso.


LA REGIONE
Oggi ci saranno anche i Presidenti delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. «Ringrazio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, ancora una volta, conferma la sua sensibilità partecipando alle cerimonie in questo triste anniversario ha detto il Governatore -. Sarà accolto in una Longarone, riferimento di un importante distretto produttivo e tradizionale porta d'accesso alle nostre Dolomiti. Un centro che, insieme al territorio circostante, sembra quasi incredibile sia quel paese letteralmente spazzato dall'onda di fango provocata dalla frana del Monte Toc sessant'anni fa. È l'immagine di una comunità, pur totalmente devastata, che, vincendo il pianto, come sanno fare i veneti e friulani ha duramente lavorato per poter risorgere e vincere la tragedia con un progresso più grande».


ALTRI EVENTI
Nel pomeriggio di oggi ci saranno tutti gli altri appuntamenti. A cominciare dal convegno di apertura della Settimana nazionale della Protezione Civile. Alle 14.30 al Centro culturale «Parri» si parlerà di «Sguardi sul Vajont Linguaggi e saperi a confronto sessant'anni dopo la catastrofe», a cura del Dipartimento di Protezione Civile, Regione Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia.


LA PREGHIERA
Alle 16 il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e il vescovo di Belluno Feltre Renato Marangoni concelebreranno la Santa Messa in suffragio delle vittime al Cimitero monumentale di Fortogna. In serata la veglia di preghiera che partirà da Pirago alle 21 e culminerà in chiesa a Longarone nel silenzio delle 22.39, in concomitanza con l'opera teatrale «VajontS 2023» che Marco Paolini ha portato in oltre 100 teatri italiani e sarà proposta da altri teatri. E in occasione del 60° anniversario, Rai 5 alle 21.15 ripropone l'orazione civile con l'attore e regista Marco Paolini trasmessa in diretta su Rai 2 nel 1997 direttamente dal luogo della catastrofe. Un racconto che ricorda e denuncia, spiega e commuove, trasforma la tragedia della Storia in uno spettacolo dolente e appassionato, contemporaneo e civile. Tre milioni e mezzo di telespettatori seguirono il racconto di Paolini realizzato il 9 ottobre 1997 sul luogo della sciagura e trasmesso in diretta televisiva da Rai Due.

LE CARTE DEL VAJONT

«Ancora più forte deve nascere in noi l'urgenza di promuovere la memoria collettiva» è l'invito che il sindaco di Longarone e Presidente della Provincia di Belluno; Leonardo Padrin, ha voluto rivolgere al Presidente Sergio Mattarella durante la cerimonia al cimitero di Fortogna per i 60 anni dalla tragedia del Vajont. «Sono passati 60 anni - ha ricordato Padrin, affiancato dal sindaco di Verona Damiano Tommasi - un tempo congruo per elaborare il lutto ma non abbastanza per rimarginare la ferita che è ancora viva nella nostra comunità». Padrin ha aggiunto di provare «estremo piacere» che Mattarella abbia potuto incontrare una delegazione proprio di superstiti. Il sindaco ha evidenziato «la straordinaria solidarietà» che venne offerta nelle ore dalla tragedia «da ogni parte del mondo, che rappresenta ancora oggi la vera, straordinaria ricchezza del nostro Paese e sono onorato che proprio qui oggi a Longarone abbia inizio la Settimana nazionale di protezione civile». «Il Vajont - ha osservato - è quella tragedia che ha fatto emergere la parte peggiore ma anche la parte migliore dell'uomo. Riportare la memoria del Vajont significa ricordare quello che non deve mai più accadere, abbandonando progetti che possono portare l'uomo a commettere gli stessi errori, mettendo il profitto davanti ad ogni valore etico e morale». «Allo Stato non possiamo non chiedere che le carte processuali del Vajont tra pochi mesi inserite nella lista del registro dell'Unesco, restino qui, per rispetto dei sopravvissuti ma anche di chi ha condotto il processo penale». Desiderio confermato anche dal presidente Mattarella.

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 07:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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