PIEVE DI CADORE - I dati parlano chiaro, l’ospedale di Pieve di Cadore ha tutti i settori in crescita; si lavora molto, si risponde ai bisogni della popolazione dell’alto bellunese utilizzando le più moderne tecnologie, mettendo in campo le migliori professionalità.
IN CRESCITA
I ricoveri registrano un 22% in più, le prestazioni ambulatoriali fanno un 7% in più con significativi distinguo: cresce del 24% l’ostetricia e ginecologia per effetto del servizio Pma, la procreazione medica assistita. L’ospedale del Cadore è il riferimento in materia per le coppie bellunesi, ma è forte richiamo per altre di fuori provincia, pari al 18%, e per il 7% da fuori Regione; sono 175 quelle in trattamento in questo periodo, ma il dato è previsto in ulteriore crescita, il prossimo anno si ipotizza che saranno 250. Ne ha descritto la situazione il dottor Eugenio La Verde da sette anni è il referente Pma: un’equipe nutrita che può contare su quattro ostetriche esperte in questo tipo di assistenza, due biologhe oltre a tre ginecologi. «Il nostro è un centro di grosse potenzialità, la richiesta per accedervi è in continua crescita», ha assicurato La Verde tanto che è in arrivo un nuovo e moderno laboratorio di embriologia, l’aggiornamento tecnologico e un software dedicato per la gestione delle procedure. Dal 2017 la Pma di Pieve ha registrato un continuo aumento di accessi, solo nel 2020 e 2021, anni della pandemia, le coppie trattate erano scese sotto le cento unità. Aumentate le visite ambulatoriali anche per medicina, malattie endocrine e diabetologia con un 15% in più, urologia il 12% e radiologia il 7%; i dati delle prestazioni ambulatoriali sono superiori non solo a quelli dell’anno precedente, ma anche a quelli pre Covid, del 2019.
LA RISPOSTA
A fronte di tutto ciò, considerando l’invecchiamento della popolazione e quindi l’aumento di richieste di prestazioni come si sta preparando a rispondere l’azienda Ulss Dolomiti? «Si sta valutando come intervenire -spiega Dal Ben- sia con il personale che con la telemedicina. L’obiettivo è dare risposte con mezzi sempre più tecnologici e sempre più prossimi al paziente, certo resta il problema delle risorse umane che non è solo nel bellunese, ma nazionale». E per rafforzare il concetto ecco la fotocopia di un articolo di giornale dove si legge che a Bolzano mancano medici in gran numero, nell’Alto Adige. In Veneto la musica non cambia visto che mancano all’appello 3.500 operatori sanitari, «la nostra ricerca di personale è sempre superiore all’offerta». I dati del Suem 118 sono in linea con il passato, «grazie a questo servizio non abbiamo lasciato a terra nessuno -ha detto Dal Ben- siamo intervenuti ovunque con ogni mezzo ed è prova che la rete funzione». Anche gli accessi al pronto soccorso sono come nel passato e questo è un aspetto positivo, sta a significare meno incidenti gravi, meno problemi anche se, come ha ricordato il responsabile dottor Enzo Chemello, «gli accessi vanno migliorati, resi appropriati», comunque sia Pieve è in linea con i dati regionali, garantisce un medico h24 e un secondo che all’occorrenza può uscire con i servizi di urgenza ed emergenza. In aumento anche gli interventi di chirurgia generale del 24%, come ha spiegato il responsabile dottor Stefano Valletta: «La chirurgia è operativa da lunedì al venerdì, è un’attività programmata che prevede ricoveri fino a 5 giorni, attività ambulatoriale protetta, day surgery». Le urgenze, una volta valutate al pronto soccorso, vengono inviate al San Martino di Belluno.
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