Figli di coppie gay, il ricorso della Procura di Padova accende il dibattito. Salvini: «I bimbi nascono da mamma e papà». Le mamme: «Attacco politico»

La Procura ha chiesto la cancellazione del cognome di una delle due mamme di una bimba di 6 anni

Martedì 20 Giugno 2023 di Redazione Web
Figli coppie gay, Salvini interviene

PADOVA - Due mamme nella realtà di tutti i giorni, una sola per lo Stato. La Procura di Padova ha chiesto che una bimba di 6 anni porti il cognome solo di una delle due mamme. A stretto giro aveva replicato il sindaco Sergio Giordani che continuerà a registrare i bimbi di genitori gay.

Il dibattito sul tema è apertissimo.

La decisione della Procura

Il dibattito: «La Procura ha applicato la legge»

Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha detto: «C'è stato un intervento della magistratura. Non ne conosco gli estremi. Se la magistratura è intervenuta avrà dei motivi di intervenire. Sostengo che l'amore è bello e libero, ma per quello che mi riguarda i bambini vengono al mondo se ci sono una mamma e un papà. Le Procure non intervengono perchè questo o quel ministro o un politico dicono qualcosa, fortunatamente non è così». 

Sulla stessa scia il pensiero di un altro ministro, Luca Ciriani, con delega ai Rapporti con il Parlamento: «Sono questioni complesse che vanno affrontate con prudenza e rispetto. È importante partire dal fatto che la Procura di Padova ha semplicemente applicato la legge, come richiamato da una sentenza della Cassazione. In Italia, il matrimonio è soltanto tra uomo e donna, e quindi solo il genitore biologico è il genitore il cui cognome può essere registrato. Quindi la Procura ha semplicemente applicato la legge. I sindaci non sono al di sopra della legge. Inoltre, è fondamentale ricordare che i diritti dei bambini devono essere sempre tutelati e, indipendentemente dai loro genitori. Sono tutti uguali».

«Volersi sostituire alla natura e a Dio è un delirio di onnipotenza». Così l'Assessore all'Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari Opportunità della Regione Veneto, Elena Donazzan (FdI). «Si tratta di bambini concepiti all'estero con la procreazione medicalmente assistita che in Italia è consentita solo alle coppie formate da una donna e un uomo. Da che mondo è mondo la madre è una e da qualche parte sulla terra c'è un padre». ha concluso.

«Le anagrafi italiane non sono il laboratorio per le sperimentazioni sociali delle Famiglie Arcobaleno e dei sindaci del Partito Democratico: impugnando atti di nascita che attestano il falso, perché nessuno è mai nato da due donne, la Procura di Padova ha difeso lo Stato di Diritto e la realtà delle cose - è il commento di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus - Ad aver messo quei bambini in una situazione di disagio sociale sono state le coppie che hanno deciso di privarli per sempre del papà che avevano il diritto di conoscere e dei sindaci del Pd che hanno manipolato ideologicamente i loro atti di nascita per gratificare un loro segmento elettorale. Basta mettere al mondo bambini orfani di padri e madri vivi, basta uteri in affitto, basta commercio di gameti umani, basta mercato dei figli»

E chi si schiera con le famiglie gay

C'è anche chi ritiene uno sbaglio il ricorso della Procura, come Cecilia D'Elia, senatrice Pd: «Quello che è successo a Padova è gravissimo, feroce nei confronti di quelle famiglie e dei loro bambini, a cui viene negato un genitore, resi orfani per legge. La restaurazione della cosiddetta famiglia naturale - unica in cui la genitorialità è consentita - in nome dell'ideologia mette in discussione legami vivi e reali. È un attacco - continua - alla famiglia come luogo degli affetti e delle relazioni fondate sull'amore che non riguarda solo le famiglie arcobaleno, ma un'idea di convivenza e di rapporto tra generi e le generazioni. Una deriva autoritaria che non possiamo consentire».

«Sono sorpreso e ferito dalla decisione della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di tutti i bambini con due mamme». Così il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni: «Alcuni di loro hanno oggi più di 5 anni e, di punto in bianco, si vedono privati di un genitore, per legge. Trovo ingiustificata questa azione, tanto più che gli atti in questione sono ormai datati. Ha ragione il sindaco Sergio Giordani quando afferma che la vita delle persone è più avanti della legge. Perché non prendere atto che esistono situazioni familiari con genitori dello stesso sesso? Che non c'è un amore genitoriale di serie A e uno di serie B? Chi siamo noi per dare giudizi di qualità rispetto alle responsabilità verso i figli?. Mi auguro che la norma che regola la materia si adegui presto alla realtà – conclude Lorenzoni - nella libertà di scelta che ciascuno deve avere nel Paese che io auguro a tutti, e soprattutto ai miei figli».

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«Stiamo subendo un attacco politico, la Procura di Padova ha sempre avuto in mano gli atti di nascita: come mai tutto quanto accade ora, guarda caso con l'arrivo della nuova sostituta procuratrice Valeria Sanzari?». È la domanda che si pone Iryna Shaparava, referente delle Famiglie arcobaleno in Veneto. La decisione della Procura, aggiunge, «va contro le famiglie monoaffettive, con un ragionamento basato sulla omofobia che va contro qualsiasi postulato della dichiarazione Onu dei diritti dei bambini». Shaparava sottolinea di essere in contatto costante da ieri con le due mamme coinvolte direttamente nell'impugnazione degli atti di nascita dei bambini arcobaleno e di non essere a conoscenza, al momento, di altre convocazioni sollecitate dalla Procura, anche se ritiene certo che questo avverrà per tutti i 33 casi che riguardano Padova. Non sarà possibile, peraltro, immaginare una class action che riunisca legalmente tutte le coppie coinvolte. «Poichè si tratta di diritto di famiglia, l'annullamento di un atto amministrativo come la registrazione dell'atto di nascita - spiega - non può essere fatta una azione legale collettiva». Pertanto «ogni famiglia dovrà costituirsi singolarmente a giudizio, assistita da un proprio avvocato».

«La decisione della procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita dal 2017 di bambine e bambini con due mamme, quegli atti che riconoscevano ai figli delle coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri, è grave e vergognosa, una conseguenza delle politiche persecutorie del governo contro le famiglie arcobaleno. Un decreto con cui è stata cancellata la dicitura di genitore 2 dallo stato di famiglia, nella scia della circolare inviata a metà marzo dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, con una specificità che rappresenta un orrore giuridico, ossia la retroattività, la cancellazione di atti che risalgono a sei anni fa». Lo afferma in una nota l'Arci. «Torniamo a sottolineare - aggiunge - la pericolosità dell'indecente e minacciosa propaganda del governo su questi temi, come per il reato universale di gestazione per altri, portata avanti con posizioni fondamentaliste e disinformanti che condizionano il senso comune, spostando in modo fuorviante il dibattito pubblico sul concetto di reato universale dei genitori, invece di ragionare sull'urgenza di tutelare i diritti universali di bambine e bambini. Così come accade drammaticamente a Padova». Secondo Arci, «di fronte a questa deriva autoritaria e inaccettabile restiamo fermamente convinti che la tutela dei diritti di bambine e bambini con genitori dello stesso sesso debba prescindere dalle modalità della nascita e non possa essere in alcun modo condizionata dall'orientamento sessuale dei genitori. Quello che auspichiamo è una stagione di riforme del diritto di famiglia, fermo in Italia agli anni '70, che affronti anche i tanti aspetti legati ai diritti, non solo in tema di omogenitorialità, ma anche di adozioni, affidi e tutto ciò che può migliorare la vita di genitori e figli».

«Una decisione sbagliata, figlia di una politica miope che toglie diritti per questioni meramente ideologiche e identitarie, ledendo così i diritti di cittadine e cittadini del nostro Paese. Un accanimento incomprensibile, a maggior ragione se pensiamo che, in ultima istanza, ad esserne vittime sono bambine e bambini cui viene negata, attraverso un atto giudiziario, l’esistenza di un genitore». È netta Marianna Cestaro, segretaria confederale della Cgil di Padova con delega alle politiche di genere e pari opportunità. «Una crociata – aggiunge – le cui conseguenze ricadranno nella vita sociale di una minoranza, quelle delle cosiddette “famiglie arcobaleno” che forse, proprio perché tale, qualcuno pensa di spogliare impunemente dei propri diritti. E piuttosto che cercare di colmare un vuoto legislativo, si preferisce giungere a situazioni come questa dove dei diritti che venivano esercitati da tempo, senza ledere nessuno, vengono revocati a distanza di anni. Un gesto anacronistico, cieco e ideologico, ancora più meschino perché diretto a poche decine di persone nella nostra città e a qualche migliaio nell’intero Paese».

Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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