«Si è trascinato per ore fino al telefono»: parla il fratello dell'anziano morto dopo la rapina in casa

Angelo Mainardi, 82 anni, si era sentito male ma aveva rifiutato il ricovero

Martedì 7 Dicembre 2021
Fiorello Mainardi

LORENZAGO  - Angelo, lasciato a terra slegato dai banditi, ci ha messo due ore e mezza trascinandosi per riuscire a arrivare al telefono e chiedere aiuto.

L'anziano, che aveva problemi di mobilità, ancora sotto choc per quanto accaduto, ha chiamato il fratello, che abita nella casa accanto. Immediata poi la richiesta di aiuto al 118 e carabinieri, arrivati sul posto alle 4.30. Ma dopo una visita si decide di non procedere al ricovero. E tra i famigliari resta il grande interrogativo: chissà se poteva essere salvato.


IL FRATELLO

Anche Fiorello Mainardi, 74 anni, abita nella centralissima via Rive a Lorenzago. Era legatissimo ad Angelo con cui per anni ha condiviso la passione sportiva. Entrambi i fratelli hanno militato in varie squadre: Angelo, per anni portiere del Lorenzago ai tempi d'oro, Fiorello in campo anche con il Conegliano e il Ponte nelle Alpi. Ora era vicino ad Angelo in tutti i sensi: abitava nella casa adiacente e andava ogni giorno a controllare come stava e la domenica a portargli il pranzo.


IL RACCONTO

Fiorello racconta così quei drammatici momenti: «Mi ha chiamato alle 4.30 di domenica mattina. Angelo, dopo essersi trascinato a terra, era riuscito a trovare il telefonino e mi ha chiamato. Sentivo che era agitato, perché quando lui mi chiama di notte c'è qualcosa che non va. Sono corso giù e l'ho trovato lì, seduto a terra». «Mi ha detto che erano in tre banditi: gli han legato i polsi e lo hanno trascinato - prosegue Fiorello -: mi ha spiegato però che non lo hanno picchiato». Le parole di Angelo al fratello: «Sono state tre persone hanno bussato alla porta e sono entrati». «Il portone - sottolinea Fiorello - non era chiuso a chiave col battente: basta una spinta e lo apri. E così è andata. Lui dormiva al piano terra. Una volta entrati gli hanno legato i polsi con una grossa corda grossa e gli hanno chiesto i soldi. Angelo aveva il borsello lì vicino e hanno trovato 200 euro. Poi sono andati via».


IL MISTERO DELLA CORDA

Dal racconto di Angelo fatto al fratello e poi per due volte ai carabinieri emerge che i banditi erano tre, con passamontagna. Prima di scappare lo avrebbero slegato e si sarebbero portati via la corda. «Non è stata trovata da nessuna parte - conferma Fiorello -. Lo hanno liberato prima di andarsene e se la sono portata via, forse per non lasciare tracce. Angelo l'ha descritta come un corda di montagna».


I SOCCORSI

Alle 4 parte la richiesta di aiuto al 118. «Sono arrivati subito, dopo circa mezzora - prosegue Fiorello - La dottoressa lo ha visitato: ha preso i parametri di cuore e pressione: era tutto perfetto». Per quello la dottoressa valuta che non è necessario il ricovero e il pensionato resta a casa.


LA TRAGEDIA

«A mezzogiorno gli ho portato giù il pranzo, come facevo ogni domenica - prosegue il fratello -. Poi alle 14 sono tornato giù a controllare come stava: l'ho trovato a terra esanime. Il dottore è arrivato e ha constato la morte. Angelo non aveva ferite particolari, ma aveva i polsi viola: evidentemente ha cercato di slegarsi durante la rapina».


LA FAMIGLIA

Oltre a Angelo e Fiorello c'è anche una terza sorella Gianna De Martin Mainardi, 79 anni che vive a Vigo. Nella casa vicina inoltre abita anche il nipote, figlio di Fiorello, Tommaso Mainardi, con la compagna Paola Vecellio. È lei che racconta come Angelo stesse bene e fosse vigile ma «sembrava un po' scombussolato. Penso che abbia avuto tanta paura». «Ha sempre vissuto solo - prosegue il fratello - Era attivo e vigile andava in auto ed era in gamba, certo deambulava male ma con il suo bastone andava dappertutto. Non ho proprio idea su chi possa essere stato».


L'INTERROGATIVO

In famiglia resta un grosso punto di domanda: cosa sarebbe successo se Angelo fosse stato ricoverato subito dopo la rapina? Lui non ha rifiutato il ricovero si è affidato ai sanitari e sarebbe anche andato all'ospedale. La moglie di Fiorello, Miriam, dalla finestra di casa, laconicamente dice «forse, ma forse..». «Era lucido e anche lui ha detto che si sentiva bene. Ma si vedeva dagli occhi che era scioccato - prosegue la cognata Miriam - perché ha preso uno spavento non indifferente». E Paola Vecellio, la compagna del nipote Tommaso, ricorda: «Anche il carabiniere che era presente ha chiesto alla dottoressa non le sembra il caso di portarlo a fare qualche accertamento?. Ma la dottoressa ha detto no, perché i parametri erano regolari». (ol.b.)
 

Ultimo aggiornamento: 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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