«Come nel 2010: tantissima acqua in pochissime ore, ma le opere sono servite».

Lunedì 7 Dicembre 2020 di Alda Vanzan
Gianpaolo Bottacin, assessore alla Protezione civile, ieri nella casa di riposo di Puos d'Alpago

VENEZIA Non ci sono state vittime. E neanche feriti. E questa è una delle due buone notizie dell'emergenza maltempo che da ore sta flagellando il Veneto. L'altra è che le opere realizzate dopo l'alluvione del 2010 sono servite. «Eccome», dice l'assessore alla Protezione civile della Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, che da giovedì sta monitorando tutte le zone colpite, dal Bellunese al Vicentino all'alto Trevigiano. Dopo una notte passata in bianco, culminata ieri mattina con l'evacuazione di tutti gli anziani ospiti non autosufficienti della casa di riposo della sua Puos d'Alpago, Bottacin non ha dubbi nel confrontare questa calamità con quella del 2010 e pure con la tempesta Vaia del 2018: «Abbiamo avuto 540 millimetri di pioggia a Seren del Grappa, 515 in Alpago.

Con Vaia eravamo arrivati a 700 millimetri di acqua, ma in tre giorni, ora è successo tutto nell'arco di 36 ore. Non siamo molti distanti dall'alluvione del 2010». E come due lustri fa, anche in questa occasione l'invito alla popolazione è di non muoversi.

L'APPELLO Il governatore del Veneto, Luca Zaia, riportando l'appello del direttore generale di Veneto strade Silvano Vernizzi, ha chiesto ai cittadini di non muoversi: «Le previsioni indicano un abbassamento delle temperature e nevicherà sotto i 1300 metri, la neve fresca si poggerà su quella gelata e quindi si creerà uno scivolo perfetto per le valanghe. Quindi il mio appello è stare a casa per dare modo ai mezzi che stanno lavorando di operare al meglio». Vale anche per chi aveva prefigurato una mini vacanza sui monti: «Il ponte dell'Immacolata inizia da martedì», ha tagliato corto Zaia. Invito condiviso dal presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni, Mario Conte, che ha espresso solidarietà ai sindaci delle località colpite dal maltempo e chiesto ai cittadini di collaborare evitando di mettersi in macchina: «La situazione è difficile e pericolosa, non dobbiamo aggravarla e vanificare il lavoro dei volontari, delle forze dell'ordine e della Protezione civile».

I DANNI Ieri mattina, intanto, Zaia ha avviato l'iter per la dichiarazione dello stato di crisi per le zone dell'Alto Vicentino, della Pedemontana trevigiana e per il territorio della provincia di Belluno colpite dal maltempo. «Una quantificazione dei danni ancora non c'è - ha detto l'assessore Bottacin - Ora aspettiamo che il governo dichiari lo stato di emergenza e, soprattutto, che metta i soldi. Ricordo che nel 2018, con la tempesta Vaia, il governo Conte 1 ha messo un miliardo di euro solo per il Veneto su un totale di 2,6 miliardi». LE OPERE Ma non erano state eseguite opere contro le alluvioni? «Certo. E sono servite - dice Bottacin - Vale non solo per il bacino di invaso di Caldogno, aperto per la prima volta dal suo completamento nel 2016 per ben 6 ore scongiurando così l'alluvione a Vicenza, ma anche per gli interventi realizzati a Montebello e a Trissino inerenti il bacino del Brenta-Bacchiglione. Per non dire della famosa frana di Schiucaz: non si è mosso niente. I paramassi e paravalanghe hanno bloccato la caduta di sassi. Senza le arginature realizzate, il bilancio sarebbe stato ben peggiore. Il nostro piano di prevenzione, il piano D'Alpaos, prevede opere per 3,2 miliardi, abbiamo fatto opere per oltre 1 miliardo, ne mancano ancora due terzi. L'ultima opera idraulica rilevante è il bacino di Montebello che risale a più di 80 anni fa, stiamo recuperando un gap di quasi un secolo. E non si dimentichi la complessità procedurale, che non è da poco. Se poi ogni volta ci sono comitati che si mettono di traverso o addirittura ricorsi, tutto si rallenta». Il riferimento, come al solito, va al fiume Piave e ad essere chiamato in causa è il ministro dell'Ambiente Sergio Costa: «Sul Piave abbiamo investito 108 milioni di euro, il piano regge fino a 2.600 metri cubi di acqua al secondo e potrebbe arrivare a 4.800 se si facessero i nuovi bacini di laminazione». E perché non si fanno? Bottacin sbotta: «I progetti ci sono, ma il ministro ha rallentato. Perché? Dice che bisogna sentire i comitati». 

Ultimo aggiornamento: 13:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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