Impianto dei rifiuti all'asta, l'accusa di Padrin alle società: «Hanno smentito i sindaci»

Venerdì 18 Agosto 2023 di Lauredana Marsiglia
L'impianto del Maserot

BELLUNO -  Negli interessi che si celano nel grande business dello smaltimento dei rifiuti, sta forse la chiave di lettura del perché la Provincia si sia trovata costretta a mettere all’asta le proprie quote di Dolomiti Ambiente (94,2), società che gestisce il Maserot di Santa Giustina, ovvero l’impianto di trattamento del rifiuto umido domestico raccolto in provincia dalle quattro società che operano nel comparto di raccolta e smaltimento. Le resistenze a tenere in mano pubblica società e impianto sarebbero arrivate proprio dalle quattro “sorelle”, ovvero Bellunum, Ponte Servizi, Ecomont e Valpe Ambiente, quest’ultima partecipata in parte dalla Contarina di Treviso che, si mormora, possa essere anche tra le interessate all’acquisto. L’obiettivo di gestire a livello locale l’intero ciclo dei rifiuti, dentro al quale Maserot risultava strategico, è finito miseramente tra silenzi imbarazzati dei sindaci che si limitano a dire che la situazione è «delicata», oppure di «non conoscere bene il tema», come se la gestione dei rifiuti fosse argomento secondario e di poco interesse per i cittadini che pagano le bollette. Ma l’imbarazzo è evidente. Ora si apre la strada dell’asta e la possibilità che società private subentrino al pubblico nella gestione del Maserot, anche se il Bim-Gsp, che possiede la quota restante della società, non scarta l’ipotesi di esercitare il diritto di prelazione visto che non è intenzionata a cedere la propria parte di patrimonio. Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, rilascia poche parole sull’argomento, ma efficaci e dirette seppur sempre composte. «Purtroppo - afferma il presidente -, dobbiamo constatare che quanto i sindaci hanno deliberato in assemblea è sempre stato smentito nei fatti dalle società di raccolta, che non hanno mai formalizzato nessun tipo di offerta economica. Ora quindi i tempi sono superati e sarà il mercato a decidere. Quel che dispiace è che si sia forse perso di vista l’obiettivo comune, vale a dire tenere in mano pubblica la gestione integrata di raccolta e smaltimento rifiuti».
Le assemblee dei sindaci, infatti, andate avanti per oltre due anni su questo argomento, hanno sempre dato mandato alle rispettive società di raccolta e smaltimento di presentare un’offerta alla Provincia per rilevare le quote e subentrare così nella gestione dell’impianto. Ma le offerte, contrariamente all’indirizzo dai sindaci-soci, non sono mai arrivate. Come dire che i sindaci non hanno avuto peso nelle decisioni delle loro stesse società, oppure giocano su tavoli diversi.
Pare anche che fosse stata trovata una mediazione sul prezzo fissato per la vendita, ovvero di 1 milione 200mila euro, contro i 2,2 stimati dalla Provincia e i soli 20 mila stimati dalla perizia commissionata dalle quattro società.
«La Provincia è obbligata, per legge, a cedere La Dolomiti Ambiente: non può fare diversamente ed è già ritardo sui tempi - conclude Padrin -. Un ritardo che finora ci siamo assunti con senso di responsabilità verso i cittadini bellunesi, convinti di dare tempo alle società di raccolta di esercitare il diritto di acquisto così da chiudere il ciclo integrato dei rifiuti all’interno del territorio provinciale, rimanendo in ambito pubblico. E così abbiamo sempre pensato di fare, forti delle indicazioni dell’assemblea dei sindaci».
Sulla valenza del Maserot parla però Ennio Vigne, ex sindaco di Santa Giustina, e attuale assessore: «È un impianto strategico per Belluno in grado di garantire il ciclo completo e virtuoso dei rifiuti. Faccio fatica a capire questa scelta. È un’assurdità, perché il modello pubblico è l’unico in grado di garantire tutti».
 

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