Diab al capolinea, rotte le trattative per un progetto di reindustrializzazione del sito

Venerdì 15 Aprile 2022 di Eleonora Scarton
La Diab di Faè

LONGARONE - Diab: al tavolo regionale non viene trovato un punto di incontro tra le parti e la trattativa per la reindustrializzazione del sito di Longarone salta. Una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno in quanto, nelle scorse settimane, tutto sembrava essersi incanalato sui giusti binari. Se ne saprà di più nella giornata odierna, quando le organizzazioni sindacali terranno una conferenza stampa all’esterno dello stabilimento di Longarone, ma dalle prime informazioni emerge che la proprietà si è posta in netta chiusura rispetto alle scorse settimane e, dopo quasi tre ore di trattative, non si è trovato l’accordo su alcuni aspetti tecnico economici mandando al vento tutto ciò che si era costruito. 
Dopo l’annuncio a sorpresa della proprietà svedese di voler chiudere la produzione di Pvc e di lasciare a casa 180 operai sui 250 impiegati nello stabilimento di Longarone, si era avviato un proficuo percorso. Le organizzazioni sindacali avevano infatti proposto di intraprendere un’iniziativa di reindustrializzazione del sito, sulla falsariga di quanto fatto alla Ideal Standard di Trichiana, e la proprietà aveva accettato. C’è quindi stato un primo incontro in regione di confronto e un successivo tavolo in cui la proprietà aveva annunciato di aver individuato l’advisor che avrebbe dovuto ricercare nel mercato l’investitore ideale per il sito. Ed era stata scelta una realtà seria e professionale, com’è considerata la Sernet; realtà che ha seguito la reindustrializzazione della Ideal Standard di Trichiana con profitto. 
Ieri pomeriggio alle 17 un nuovo incontro in regione Veneto. Un tavolo in cui la proprietà avrebbe dovuto dire cosa dava “in dote” per la trattativa. Parliamo di stabilimento, macchinari, clienti, aspetti economici e molto altro. Un tavolo che avrebbe quindi dovuto definire i dettagli per dare poi il via alla ricerca sul mercato. Ma così non è stato. 
«Il tavolo è saltato in quanto c’è stata una rottura tra le parti – afferma Marco Frezzato della Uiltec -. Una cosa che non ci aspettavamo assolutamente e che ci ha lasciati sbalorditi. La proprietà ha dimostrato una netta chiusura verso ogni richiesta che facevamo e ha affermato di non voler più proseguire il percorso di reindustrializzazione del sito. Nonostante tutti i nostri buoni intenti il percorso si è interrotto bruscamente e ora sarà da capire come la proprietà intende andare avanti». 
E sarà questo il nodo cruciale da capire. Cosa intende fare la Diab ora? Vorrà proseguire la produzione con i 70 operai ancora al lavoro (gli altri 180 sono attualmente a casa retribuiti dall’azienda) o deciderà di chiudere lo stabilimento? «Staremo a vedere quali scelte la Diab intende fare ora – sottolinea Bruno Deola della Femca -. In base a quello decideremo anche noi come muoverci. Certo è che ci aspettavamo un tavolo diverso, in cui discutere del proseguo del processo di reindustrializzazione ed invece oggi (ieri) ci troviamo con un percorso tutto da riscrivere». Non è detto che i sindacati stiano alla finestra a guardare; possibile che venga organizzata per i prossimi giorni qualche iniziativa.
 

Ultimo aggiornamento: 07:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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