Cavalierato alla carabiniera che convinse una donna a non gettarsi dal ponte

Domenica 14 Novembre 2021 di Lauredana Marsiglia
L'operazione di salvataggio

SAN VITO DI CADORE - Il suo gesto non è passato inosservato, quel sapersi confrontare con il dolore di una donna che voleva gettarsi dal ponte tibetano convincendola a poco a poco che la vita valeva comunque la pena di essere vissuta, oggi la proietta tra le 33 personalità che saranno insignite dal presidente Sergio Mattarella delle onorificienze al Merito della Repubblica Italiana.
Così la carabiniera Martina Pigliapoco, 26 anni, in servizio nella stazione di San Vito di Cadore, diventerà cavaliere.
«Per il coraggio e la sensibilità dimostrate nell’esercizio delle sue funzioni», così recita la motivazione del capo dello Stato. Mattarella ha individuato, tra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani. Tra questi c’è l’esempio della giovane carabiniera. La cerimonia di consegna delle onorificenze si svolgerà al Palazzo del Quirinale il 29 novembre 2021 alle 11.
Bisogna fare un salto a lunedì 4 ottobre, quando la Pigliapoco si trova ad affrontare una situazione drammatica. Una donna, che per età poteva essere sua madre, voleva mettere fine ai suoi giorni. Aggrappata al ponte tibetano di Perarolo minacciava di gettarsi. Per ore la tiene impegnata a parlare, cercando di farla desistere. Una dialogo sempre più stretto fino ad entrare nell’intimità del quel dolore, dentro al quale la Pigliapoco riesce a fare breccia, allentando le resistenze di quella donna disperata, appesa a quel cavo che la lasciava penzolare su 80 metri di vuoto. Un lungo e drammatico confronto che si chiuderà positivamente, suggellando un legame tra due donne.
Al termine dell’operazione la Pigliapoco dirà: «Ho voluto accompagnarla a fare gli accertamenti, volevo capire come stesse, volevo condividere più tempo con lei. Quello che abbiamo vissuto insieme è stato fortissimo. Ci siamo promesse di rivederci. Ma forse ora abbiamo bisogno di tempo. E a prescindere dal fatto che lei decida di far parte della mia vita concretamente, per me sarà sempre un parte fondamentale della mia storia». 
Ma la giovane fin da subito aveva rigettato l’etichetta dell’eroina. «Forse non si è detto abbastanza che io non ero sola, ero di pattuglia con un collega - aveva subito rimarcato -, che siamo saliti entrambi correndo nel bosco, che il caso ha voluto che io lo precedessi di pochi metri. Ed è per questo che io oggi sono l’eroina. E, ecco, io non mi sento proprio tale».
Ma su quel ponte la Pigliapoco si è scoperta una persona diversa, come lei stessa dirà poco dopo, capace di creare empatia e di avere pazienza.
Alla fine tende la mano a quella donna diventata ormai «amica» e il cerchi si chiude. «Ormai l’avevo raggiunta. Lei è riuscita a risalire, con una forza incredibile, le ho teso la mano. È stata una liberazione. Io piangevo di gioia, ma in molti sensi. Ho deciso di fare questo mestiere dopo il liceo. Ma ho passato due anni durissimi: non riuscivo a passare il concorso. Ne ho fatti 5. Ma sapevo che questo era il lavoro per me. E non ne sono mai stata convinta come lunedì scorso».
 

Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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