La mattanza, le volpi e il compito dei giornali

Giovedì 26 Maggio 2016
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Egregio direttore, 
la vicenda della mattanza di animali a Spinea si è conclusa con una perizia tecnica che ha rilevato che ad uccidere le povere bestiole sono stati altri animali, probabilmente volpi. Si conclude così una vicenda che ha visto, compreso il giornale che lei dirige, una "caccia alle streghe", probabilmente fomentato dall'ondata emotiva che tale fenomeno ha procurato (in parte anche comprensibile). Si è parlato, a sproposito di mafia, paragonando la morte di piccole cavie ad un organizzazione criminale che da decenni stermina esseri umani e impedisce lo sviluppo in diverse aree del nostro paese. In proposito ricorderei Leonardo Sciascia e la sua celebre affermazione del "Se tutto è mafia, niente è mafia" a testimonianza, seppur lontana ma tremendamente attuale che "le parole sono importanti" e non distinguerle alimenta il fenomeno deviato. Concludo affermando che il clima da gogna e la sindrome da indignazione collettiva potrebbero essere evitati se anche i media facessero la loro parte, senza dar benzina a scoop. Fareste un ottimo servizio pubblico disalimentando il clima di sfiducia generale che viviamo in quest'epoca.

Alessandro Semenzato

Spinea (Venezia)

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Caro lettore, mi perdoni: poichè, come lei giustamente dice, le parole sono importanti, vorrei che ci spiegasse contro chi avremmo scatenato una "caccia alle streghe"? A me pare proprio nessuno. Abbiamo dato ampiamente conto di una vicenda, certamente inquietante, e delle ipotesi investigative, che in un primo momento, andavano tutte nella direzione di una strage di animali per mano dell'uomo, non per opera di qualche famelica volpe. Abbiamo insomma raccontato i fatti a nostra conoscenza e ciò che, giorno per giorno, emergeva dalle indagini. Senza dar credito a piste mafiose. Con ciò avremmo eccitato oltremisura lo sdegno dell'opinione pubblica? Non vedo come. Ma se anche così fosse, proprio ripensando alla lezione di Sciascia, resto convinto che tra i nostri compiti, sul piano generale, ci sia quello di combattere l’indifferenza, non di mettere la sordina all'indignazione.
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