Quella di Aton è stata una cavalcata verso il successo?
«Abbiamo vissuto anche momenti di mercato difficili. Per una serie di eventi abbiamo rischiato di andare gambe all’aria. Tempo fa avevamo 140 collaboratori e siamo stati costretti a licenziarne la metà. Ma abbiamo cercato di gestire al meglio la situazione. Sempre con uno spirito collettivo. Adesso abbiamo 220 collaboratori. E credo che anche questo renda l’idea di un certo modo di fare impresa».
Qual è oggi la collaborazione di cui va più fiero?
«Lavoriamo in tutto il mondo. In particolare siamo fornitori dell’Onu per le missioni di peace-keeping in zone di guerra, come Sudan, Somalia, Congo. I nostri software e dispositivi tracciano a distanza tutto quello che entra ed esce dai compound. L’obiettivo è ridurre il rischio che possano esserci attacchi con camion bomba o altre situazioni di pericolo».