Torino fa 37 e rende omaggio all'horror di Barbara Steele

Venerdì 15 Novembre 2019
LA RASSEGNA
Sale la febbre d'attesa per il Torino Film Festival, pronto a inaugurare la sua 37esima edizione, con il consueto carico di aspettative, di film, di divertimento cinefilo. E di polemiche, che non mancano mai da nessuna parte. Teoricamente è l'ultima annata diretta da Emanuela Martini, ma è probabile che alla fine, dopo le innumerevoli controversie collegate anche al Museo del Cinema, venga confermata alla guida. Nel frattempo il festival di Torino è diventato un ottimo contenitore, perdendo forse per strada un'autentica identificazione, com'è lo era alle origini, ma resta in Italia un appuntamento di punta.
Bene, eccoci dunque a riparlare di Feste mobili, After hours, Onde, eccetera, sezioni ormai nel cuore di tutti gli affezionati cinefili che ogni anno popolano il centro di Torino. Stavolta la parata dei quasi 200 film invitati comincia (22 novembre) con Jojo Rabbit del neozelandese Taika Waititi (a gennaio nelle sale italiane), storia di un ragazzino di 10 anni che vive a Vienna con un idolo: Hitler, trasformato in amico immaginario. Nel cast Scarlett Johansson e Sam Rockwell; a chiudere le proiezioni (30 novembre) sarà invece Knives out dello statunitense Rian Johnson con un gruppo attoriale ricco, da Jamie Lee Curtis a Don Johnson, da Michael Shannon a soprattutto Daniel Craig. Siamo dalle parti dell' Orient express e il film uscirà in Italia subito dopo il festival (5 dicembre).
Dentro ci sta un po' di tutto, a cominciare dal Gran Premio Torino assegnato quest'anno a Barbara Steele, icona straordinaria di tanto cinema horror, qui sempre di casa, ma mai come quest'anno con una carrellata di capolavori indimenticabili, soprattutto classici, viaggiando tra i fantasmi dell'opera, i frankenstein, i nosferatu, i dracula, i freaks, le mummie, i gatti neri, i baci della pantera, gli zombi, le maschere del demonio eccetera. Ma non c'è solo il passato.
IL PROGRAMMA
Intanto ecco il Concorso, dove troviamo il veneziano Antonio Padovan, che dopo Finché c'è prosecco c'è speranza porta Il grande passo, sempre con Giuseppe Battiston, dove si costruisce un missile per andare sulla Luna; e ancora Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis con Now is everything, ma soprattutto il secondo film (già visto a Cannes) del talentuoso giovane regista russo Kantemir Balagov (Beanpole), grande favorito alla vittoria. In giro tra una sezione e l'altra spuntano il ritorno di Gianni Di Gregorio (Lontano lontano), quello di Maurizio Zaccaro (Nour), quello al nero metropolitano di Abel Ferrara (The projectionist), quello di Elisabetta Sgarbi, con un doc sui vaccini, un omaggio a Mario Soldati con Malombra, Fuga in Francia e La provinciale, il triestino Davide Del Degan con Paradise, una nuova vita, il Pedro Costa di Vitalina Varela (Pardo d'oro a Locarno) e il Nadav Lapid di Synonymes (Orso d'oro a Berlino, questi ultimi due imperdibili. .
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci