LA STORIA
«L'arrivo di Hitler a Stra è accolto dagli applausi della

Lunedì 7 Maggio 2018
LA STORIA
«L'arrivo di Hitler a Stra è accolto dagli applausi della popolazione. Hitler, incontrato dal Duce, si reca con lui lungo i viali del parco, seguito a distanza dai Ministri e dagli Ambasciatori. La colazione si è svolta nella sala da pranzo della villa ornata di preziosi mobili settecenteschi e sulle pareti da una serie di incisioni pure del secolo XVIII. La colazione servita dalla cucina dell'Albergo Danieli della Compagnia Italiana dei Grandi Alberghi, si svolge rapidamente. Dopo il dessert Mussolini si alza di scatto, seguito tosto da Hitler che gli si avvicina. I due personaggi si ritirano quindi soli nella sala adiacente». Così la Gazzetta di Venezia del 15 giugno 1934 (le maiuscole sono rigorosamente d'epoca). Il giorno prima il tedesco e l'italiano si erano incontrati a villa Pisani: era la loro prima volta, e Adolf Hitler sprizzava felicità per aver finalmente conosciuto il suo maestro e ispiratore, Benito Mussolini.
L'INCONTRO
Così come i dittatori si conoscono in una villa veneta, anche il loro ultimo incontro da capi dei rispettivi governi avverrà in un'altra villa veneta, quella dei Gaggia, il 19 luglio 1943, poco fuori Belluno. Attenzione alla data: sei giorni più tardi, il 25 luglio, Mussolini sarebbe stato destituito dal Gran consiglio del fascismo. I due si vedranno ancora, ma non più con Mussolini alla guida dell'Italia.
I DITTATORI
In quel giugno 1934 Adolf Hitler è cancelliere del Reich da un anno e mezzo e poco più tardi, il 2 agosto, concentrerà tutti i poteri nelle proprie mani assumendo il titolo di Führer. La delegazione tedesca arriva all'aeroporto del Lido dal 1926 primo scalo civile italiano verso le nove e quaranta del mattino a bordo di dieci trimotori Junker, scortati da aerei da caccia della Regia aeronautica. Hitler e Mussolini si stringono la mano e salgono in barca per andare dritti a villa Pisani. Lì ha sede la rappresentanza italiana, mentre i tedeschi alloggiano al Grand Hotel, a Ca' Ferro Fini, attuale sede del Consiglio regionale del Veneto.
Perché villa Pisani? Perché è bella, grande, e in grado di impressionare gli ospiti, non a caso è il luogo dove avviene il primo impatto tra Hitler e l'arte italiana: le delegazioni siedono sotto l'affresco di Giambattista Tiepolo Apoteosi della famiglia Pisani e il futuro Führer, appassionato di pittura, si innamorerà dell'arte italiana, cominciando a comprare forsennatamente opere nella penisola, per ornare quello che a Linz, in Austria, sarebbe dovuto diventare il museo più grande nel mondo.
DIMORA NEL DEGRADO
C'era un problema però: villa Pisani era praticamente abbandonata. Era stata svuotata prima dagli Asburgo, poi dai Savoia (legittimi proprietari, per carità) tanto che dodici seggioloni settecenteschi intagliati con i segni zodiacali, erroneamente attribuiti al Brustolon, sono ancor oggi tra le bellezze che ornano il Quirinale. Anche il parco era mal messo, tanto che Gabriele D'Annunzio vede così il celebre labirinto: «L'abbandono e l'età l'avevano inselvatichito, intristito, gli avevano tolto ogni aspetto di leggiadria e di eguaglianza». Il regime quindi offre una di quelle prove di efficienza che tanto amava, mandando squadre di operai a mettere ordine. Al momento dell'incontro è tutto perfetto, tranne il tempo: un temporalone estivo guasta lo spettacolo serale di fuochi artificiali.
Se a Stra i due dittatori pensavano di avere davanti un luminoso futuro, nel luglio 1943 a San Fermo di Socchieva, poco fuori Belluno, l'atmosfera è ben diversa: la guerra va male e Mussolini proprio a villa Gaggia riceve la telefonata che gli annuncia il primo bombardamento alleato su Roma. La villa è stata scelta perché appartiene a uno dei personaggi in vista del fascismo, l'industriale Achille Gaggia, e perché è costruita in posizione discreta, sotto il costone di una collina, rendendo impossibili le incursioni aeree. Non ci sono foto ufficiali dell'avvenimento, salvo una, e i giornali dell'epoca non ne parlarono. Non si sa con certezza perché questo vertice sia passato alla storia come «l'incontro di Feltre» quando a Feltre non è successo proprio nulla, se non che i leader siano transitati in treno per la stazione, provenienti da Treviso e diretti verso Belluno. Mussolini stesso lo chiama così, con scarso realismo geografico.
L'INCONTRO DI FELTRE
Si sa invece che villa Gaggia doveva diventare teatro di un attentato. I contorni dell'episodio rimangono tutt'oggi piuttosto oscuri e non si sa se l'attentato fosse davvero in fase di esecuzione, come qualcuno sostiene, o fosse rimasto una pia intenzione, come affermano altri. Comunque l'idea era maturata nei vertici del Regio esercito, in particolar modo tra gli alpini reduci dalla Russia. Visto come si erano messe le cose, qualche generale, con il presunto silenzio/assenso di casa Savoia, voleva far fuori Mussolini, a probabilmente anche Hitler, per far uscire l'Italia dalla guerra (e salvare la monarchia come effetto collaterale).
L'AGGUATO
Accertato che nella villa non ci sarebbero stati i componenti della famiglia Gaggia tutti, bambini compresi, erano stati invitati a trasferirsi per qualche giorno nel loro palazzo di Venezia nei dintorni si sarebbe appostato un discreto numero di alpini armati, pronti a intervenire. Si sarebbero dovuti appostare nel parco attendendo la fine del vertice per scaricare le armi addosso ai dittatori. Qualcuno sostiene che ci fossero anche un paio di autoblindo d'appoggio, qualcun altro obietta che sarebbe stato impossibile che i tedeschi non si accorgessero di niente. Comunque gli alpini sono rimasti in attesa di un ordine da Roma che tuttavia non è mai arrivato.
Con ogni probabilità i vertici del Regio esercito erano stati informati che da lì a poco Mussolini sarebbe stato destituito e quindi lo spargimento di sangue sarebbe risultato inutile (resta da chiedersi cosa sarebbe accaduto una volta eliminato anche Hitler, ma non è chiaro neanche se fosse previsto di uccidere entrambi i dittatori o soltanto Mussolini). Le cose però sono andate come sappiamo, e l'incontro di villa Gaggia si è risolto con un nulla di fatto.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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