«L'inceneritore per i rifiuti sanitari? Da Veritas affermazioni terroristiche»

Mercoledì 4 Marzo 2020
AMBIENTE
MARGHERA Sostenere, come ha fatto Veritas, che l'inceneritore di Fusina servirà anche per gestire aumenti dei rifiuti sanitari in una fase di crisi temporanea come quella attuale determinata dall'epidemia del nuovo coronavirus, per gli ambientalisti di Medicina Democratica, Ecoistituto A. Langer e Ambiente Venezia equivale a «fare affermazioni terroristiche» perché in realtà «i rifiuti continueranno la loro differenziazione per separare quelli assimilabili agli urbani da quelli infetti, e questi saranno sterilizzati e poi smaltiti».
Per le associazioni le contestazioni al progetto depositato in commissione Via da Ecoprogetto (società partecipata da Veritas) riguardano sostanzialmente «l'aumento delle quantità che si vogliono trattare e la pericolosità di percolati e fanghi contenenti Pfas e altre molecole tossiche (diossine, Pcb, clorurati...) che, se inceneriti, finirebbero in aria perché si degradano a 1400 gradi e i forni, invece, arrivano solo a 1000. Per i nostri rifiuti basta un forno autorizzato per legna e Css, e il forno c'è già e funziona, anche se per ora autorizzato solo per legna». I tre movimenti chiedono di modificare il progetto prevedendo «il trattamento del rifiuto residuo esclusivamente del territorio del bacino della città metropolitana più Mogliano, un investimento di alcuni milioni di euro in 3 anni per portare il livello di raccolta differenziata dell'intero bacino all'80%, il recupero di tutta la biomassa legnosa da rifiuti attraverso compostaggio e sviluppo di nuove filiere del legno e, infine, per i fanghi e i percolati da discarica solo essicazione e inertizzazione con stoccaggio in discarica speciale».
A proposito di Css, ossia del combustibile solido secondario residuo del trattamento dei rifiuti urbani che Veritas oggi fornisce alla centrale Palladio dell'Enel che li brucia insieme al carbone per produrre energia elettrica, il sindacato Ugl esprime solidarietà a lavoratori e addetti alla sicurezza della centrale di Fusina. Sabato mattina 150 attivisti dei centri sociali provenienti da tutto il Nordest avevano fatto irruzione bloccando la centrale. Andrea Favero e Giulio Bozzato, segretario provinciale e veneto, sostengono che l'azione è incomprensibile e dannosa solo per i lavoratori dato che «Enel Produzione ha già effettuato richiesta per anticipare la dismissione della centrale a carbone entro il 2023, e ha già presentato il progetto per la riconversione in un impianto a gas ad altissima efficienza, indispensabile per assicurare la cessazione della produzione a carbone e la gestione in sicurezza della rete elettrica». (e.t.)
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