L'appello della madre per la poliziotta in fin di vita E spunta un contenzioso con i suoi superiori

Venerdì 2 Dicembre 2016
L'appello della madre per la poliziotta in fin di vita E spunta un contenzioso con i suoi superiori
E' trascorso un mese da quel maledetto 1° novembre, cioè da quando Maria Teresa Trovato Mazza, detta Sissy, 28 anni agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere femminile della Giudecca, si trova ricoverata all'ospedale Dell'Angelo di Mestre in stato di coma. La sua storia, quel colpo di pistola che l'ha ferita quasi mortalmente alla testa dentro l'ascensore del padiglione Jona dell'ospedale Civile dove si era recata per vigilare su una detenuta in maternità, resta ancora avvolta dal giallo. A parlare della vicenda, ancora una volta, è stata la trasmissione Rai Chi l'ha visto? che ha intervistato una collega di Sissy, la sorella, la madre e il padre. Le indagini sul caso non si sono fermate e continuano sia da parte della Procura di Venezia sia da parte dei consulenti nominati dall'avvocato della famiglia, l'avvocatessa Simona Cardarelli.
E' lo stesso legale, però, che esclude che dietro quello che non è ancora chiaro se sia un tentato suicidio o un tentato omicidio possa esserci la reazione di Sissy a dei provvedimenti disciplinari che la direzione del carcere aveva preso nei suoi confronti come emerso dalla testimonianza sia della collega della penitenziaria, Silvia, sia dal racconto fatto in televisione dal padre della 28enne calabrese. «Ero perfettamente a conoscenza di questa vicenda perché Teresa aveva chiesto proprio a me di fare una valutazione sui provvedimenti che erano stati presi a suo carico spiega la stessa avvocatessa Cardarelli Quanto è successo non era nulla che un problema interno, senza nessuna conseguenza penale, ma solo una questione amministrativa. Per semplificare posso dire che Teresa aveva alzato la voce con un superiore e per questo era stata consegnata come si dice in gergo militare. Aveva la possibilità di presentare anche una memoria scritta a sua difesa e per questo mi aveva contattato». Silvia, l'amica calabrese, conosciuta a Roma al corso per diventare agente di polizia penitenziaria, è una delle ultime persone ad aver visto Teresa il 1° novembre. «Io smontavo dalla notte ed erano le 7 del mattino quando l'ho incrociata ha raccontato in tivù Non aveva nulla di strano se non che era assonnata. Non aveva problemi, c'era solo stato un po' di clima testo dall'estate scorsa in caserma che l'aveva un po' innervosita, ma nulla che potesse far pensare ad una reazione come quella che è stata ipotizzata». Caterina, la mamma, ogni giorno si reca all'Angelo per assistere la figlia ora ricoverata in Neurologia e non più in rianimazione. «Io vorrei capire. So che la magistratura sta lavorando ma sono una madre e vorrei delle risposte che ancora non ho avuto da nessuno. Tutti dicono che lavorano ma non vedo cose concrete» il suo appello.
Raffaele Rosa
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