RESANA
Resta in carcere Salvatore Iozzino, il 58enne di origini campane da tempo

Sabato 29 Febbraio 2020
RESANA
Resta in carcere Salvatore Iozzino, il 58enne di origini campane da tempo residente a Resana accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa ai danni di imprenditori e investitori del Nord Est, tra Veneto e Croazia, per conto del clan dei Casalesi. Fatti commessi in concorso con altre persone, arrestate dalla Dda di Trieste il 18 dicembre 2018 nell'operazione Piano B'. I giudici della Suprema Corte hanno infatti respinto il ricorso dell'uomo che chiedeva di ottenere almeno i domiciliari. Per gli Ermellini merita infatti piena convalida l'ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Trieste aveva messo in evidenza il rischio di recidiva e la pericolosità di Iozzino con motivazioni che la Cassazione ritiene congrue, non manifestamente illogiche e tantomeno contraddittorie e in cui risultano ricostruite le emergenze investigative e tutti gli ulteriori elementi che portano a ritenere che i fatti estorsivi descritti nelle imputazioni preliminari si sono verificati e sono riconducibili a Iozzino.
INFILTRAZIONI
La vicenda del 58enne racconta di un pezzo delle infiltrazioni camorristiche in Veneto, ma soprattutto nel padovano e treigiano. Un tentativo di radicamento lo definiscono gli inquirenti, costruito attraverso una tela di rapporti stretti con esponenti dell'imprenditoria locale, un po' vittime, un po' complici. Iozzino è finito nei guai in relazione alle pressioni intimidatorie che un gruppo malavitoso legato al clan dei Casalesi avrebbe messo in atto nei confronti di imprenditori che avevano fatto affari con il sedicente broker Fabio Gaiatto, già condannato a 15 anni e 4 mesi per la mega truffa della Venice per il quale, in relazione alle estorsioni croate, il pm ha chiesto 9 anni ri reclusione e 10mila euro di multa .
CRIMINALITA' ORGANIZZATA
Ma l'ombra della criminalità organizzata si allunga sulla Marca anche per quanto riguarda l'attività del clan capeggiato da Luciano Donadio, boss dei camorristi che hanno tentato di fare del Veneto terra di conquista. Quella indagine sfiora personaggi molto noti a Treviso, come Antonello Franzin, accusato di aver recuperato un vecchio debito grazie a una estorsione messa in atto dagli amici camorristi casalesi di Eraclea con cui, secondo le indagini, avrebbe avuto buoni rapporti. Ma si sente odore di collegamenti con le attività dei clan anche nell'inchiesta del pubblico ministero di Treviso Paolo Fietta sul giro di fatture false che vede coinvolto il presunto camorrista Salvatore Pizzo, residente a Zero Branco e di origine messinese, e il commercialista di Oderzo Luigi Marcuzzo. L'inchiesta su Marcuzzo e Pizzo, che avrebbe svelato un giro da centinaia di migliaia di euro di falsa contabilità, è stata trasmessa anche alla Direzione antimafia di Venezia. (de.bar)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci