Petrillo, tutte le famiglie dei bimbi parti civili al processo

Mercoledì 16 Ottobre 2019
Petrillo, tutte le famiglie dei bimbi parti civili al processo
IN TRIBUNALE
TREVISO Le famiglie dei bambini che Emanuela Petrillo avrebbe dovuto sottoporre a profilassi e che invece, secondo le accuse della Procura di Udine, la ex assistente sanitaria avrebbe solo finto di vaccinare restano come parti civili nel processo a carico della 32enne di Spresiano. Nell'udienza di ieri il Tribunale di Udine ha infatti respinto la richiesta dei difensori di escludere le decine di famiglie, trevigiane e friulane, parti civili nel procedimento che vede la Petrillo accusata dei reati di peculato, omissione in atti d'ufficio e falsità ideologica in certificati. Esce dal processo invece il Codacons del Friuli, come chiesto proprio dai legali della donna, per difetto di motivazione a costituirsi. Con l'udienza di ieri dovrebbero essersi esaurite le questioni preliminari prima che il processo, rinviato al prossimo 31 gennaio, entri nel vivo. Enanuela Petrillo, che tra il 2009 e il 2016 ha lavorato per le aziende sanitarie del Medio Friuli a Codroipo, poi a San Daniele e Udine e infine per la Usl 2 di Treviso, è accusata di aver solo finto di somministrare le vaccinazioni a quasi 8 mila pazienti, di cui la maggior parte bambini.
LE PROVE
A inchiodare la assistente infedele come era stata definita dal direttore generale della Uls di Treviso Francesco Benazzi quando è scoppiato il caso, i risultati dell'incidente probatorio in cui era stata effettuata l'analisi dei campioni di sangue prelevati dai Carabinieri del Nas, sia a Udine che a Treviso, nell'ambito delle indagini aperte dalla Procura friulana. I test avevano confermato la forte scopertura vaccinale nel sangue dei pazienti a cui la Petrillo avrebbe dovuto inoculare i vaccini, tra cui quello del morbillo. Per il pubblico ministero Claudia Danelon quella è la pistola fumante.
IL MAGISTRATO
I campioni prelevati da soggetti sottoposti a trattamento dalla Petrillo ed esaminati nell'incidente probatorio - aveva scritto il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio - mostravano percentuali di mancata sieroconversione nettamente superiori a quanto previsto in letteratura. Non essendoci fattori individuali che da soli possano giustificare tale discrepanza percentuale, il dato è fortemente suggestivo di una mancata somministrazione del vaccino. Accuse sempre respinte dalla 32enne contro cui avevano però puntato il dito anche alcuni colleghi, dopo aver notato che i bambini a cui la Petrillo avrebbe dovuto fare le iniezioni non piangessero mai. Non sono contro i vaccini - si è difesa la ex assistente sanitaria, che dopo il rinvio a giudizio è stata licenziata dalla Uls 2 di Treviso - anzi li ritengo importanti. Io non ho mai finto di fare quelle iniezioni. Una linea di difesa rafforzata dalle bordate dei suoi avvocati, Paolo Salandin e Chiara Pianon, secondo cui un processo fondato sull'esito dei test esaminati durante l'incidente probatorio è fare giustizia a colpi di statistica e questo non è possibile in uno Stato di Diritto. Non è con esami a campione che si può dimostrare una tesi che invece è francamente indimostrabile, a partire dal fatto che non ci sono ragioni di nessuna natura che potrebbero aver spinto Emanuela Petrillo a fingere così tante vaccinazioni durante così tanti anni di servizio nella sanità pubblica. ( de.bar.)
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