MONTEBELLUNA
«Dovrebbero chiamarla legge Semenzin». È possibile

Giovedì 4 Aprile 2019
MONTEBELLUNA
«Dovrebbero chiamarla legge Semenzin». È possibile che quella di un'insegnante montebellunese subito dopo l'approvazione della legge sul Revenge porn, che ha avuto un'accelerata grazie anche a Silvia Semenzin e all'associazione Intimità violata sia stata semplicemente una battuta simpatica. Di sicuro, però, l'approvazione in Parlamento della norma che rende reato la vendetta pornografica, cioè la pubblicazione di immagini e video intimi senza il consenso dell'interessata è una vittoria anche della montebellunese Silvia Semenzin.
CONSENSI TRASVERSALI
E ora, in città, tutti si stringono intorno a lei, in modo trasversale alle scuole e agli indirizzi politici. Il sentore si era avuto già in occasione del voto in consiglio sul tema, proprio nei giorni in cui in Parlamento si litigava. Ed è emblematico che martedì, subito dopo l'approvazione della legge, Davide Quaggiotto, capogruppo Pd all'opposizione, abbia scelto la bacheca Facebook di Lucrezia Favaro, di Forza Italia, a Montebelluna in maggioranza, per commentare il fatto. «Giovedì in consiglio tutti i gruppi hanno votato a favore della mozione presentata da Lucrezia Favaro a sostegno della campagna di Silvia. Bello vedere che su un tema come questo ci sia unità d'intenti -dice- Il mio gruppo esprimendosi a favore ha ringraziato Lucrezia per aver avuto questa bella idea e Silvia Semenzin per l'impegno profuso che oggi è stato premiato».
LE EX DEL VERONESE
Silvia ha deciso di avviare la sua battaglia dopo aver visto alcune amiche immortalate in un sito che definiva le donne tutte puttane. Alcune ex alunne del Veronese hanno condiviso la notizia mentre le prof moltiplicano i brava e i sono fiera di te nei confronti di quell'alunna di cui hanno un ottimo ricordo. Ma se in città tutti sono con Silvia, non manca invece qualche critica piovuta sulla sua pagina Facebook dopo che Silvia ha legato alla campagna di Intimità violata la velocità nell'iter di approvazione della legge. In particolare, se l'è presa con la montebellunese Selvaggia Lucarelli. Silvia, però, con la grazia che sembra davvero contraddistinguerla, ha risposto per le rime. «La mia storia personale non è mai stata messa sotto ai riflettori perché per fortuna il mio lavoro da accademica è stato più importante rispetto alla necessità di sbandierare le mie vicende personali. Mi sorprendo che vi dia fastidio il fatto che io gioisca dei risultati di un lavoro che va avanti da un anno e mezzo, e non capisco: cosa vi toglie esattamente? Non mi sembra di aver detto di aver fatto da sola. Riconoscere i meriti altrui però resta una virtù di pochi».
Insomma, una grinta da vendere, accompagnate da bellezza e gentilezza. E il volto della lotta al Revenge porn non poteva che avere questi requisiti.
L.B.
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