Il prefetto ai ribelli: «Multe per chi apre»

Venerdì 15 Gennaio 2021
LA MANIFESTAZIONE
TREVISO «Attenzione: chi trasgredisce si assume tutte le responsabilità del caso. I controlli ci saranno. Se le forze dell'ordine trovano attività aperte con clienti all'interno non potranno fare altro che sanzionare. Non abbiamo ricevuto particolare segnali, ma terremo sotto controllo Treviso, Conegliano e i centri maggiori. Pensate bene alle conseguenze di quello che fate». Il prefetto Maria Rosaria Laganà lancia un avvertimento molto chiaro: oggi non si faranno sconti. I commercianti e titolari di ristoranti e bar che aderiranno alla protesta Ioapro, che terranno aperte le loro attività dopo le 18 nonostante i divieti previsti dalla zona Arancione e che, soprattutto, serviranno clienti come se niente fosse, rischiano. Il prefetto lo dice con molta sincerità: «Chi tiene aperto va incontro di certo a una sanzione - premette - poi chi fa il controllo valuterà il contesto. Ma ci potranno essere anche giorni di chiusura. E se si tratta di recidivi, la chiusura può arrivare anche a un mese». Insomma: pugno di ferro. Più tolleranza invece per l'altra protesta, quella più soft organizzata da Imprese Unite: negozi, bar e ristoranti aderenti terranno accese le luci col personale all'interno, ma senza far entrare nessuno. Una delegazione guidata dal portavoce Andrea Penzo Aiello ieri è stata ricevuto dal prefetto: ha spiegato le difficoltà della categoria e sottolineato la necessità di ricevere ristori adeguati - «quelli arrivati coprono il 2% del fatturato» - e in tempi certi.
TENSIONE
A preoccupare però sono gli altri, quelli decisi a violare i divieti. Tanti ristoratori dicono di voler tenere aperto per dare un segnale, per difendere la propria attività ormai in ginocchio dai troppi divieti e dagli scarsi ristori. E si stanno organizzando. Su Telegram il gruppo IoaproTreviso in tre giorni ha raggiunto 1042 membri. Una comunità in movimento, arrabbiata, che ritiene giusto protestare anche a costo di rimetterci. Non tutti terranno aperto, ma qualche decina sì. Penzo Aiello però, prende le distanze da queste posizioni: «Noi di Imprese Unite Faremo una protesta simbolica perché siamo gente seria e rispettiamo le regole, ma vogliamo che siano rispettati anche i nostri diritti. Non apriremo veramente le nostre attività come invece faranno altri. Dopo le 18, orari di chiusura secondo il Dpcm, ci limiteremo a tenere le luci accese col personale all'interno. Non apriremo a clienti, non vogliamo passare per untori». A
CHI APRE
Ma poi c'è l'altro fronte, quello di chi invece ritiene giusto infrangere ogni divieto e tenere aperta l'attività come se fosse un normare giorno in zona gialla: dalle 18 alle 22, servendo i clienti. «Io apro a pranzo». dice Giovanni Merlo, titolare de La Paterna di Giavera, nel cuore del Montello. Lui non ha dubbi: questo è il momento di protestare, nonostante tutto. «Finché ce ne stiamo con le pantofole sul divano a scrivere messaggi su Facebook non otterremo nulla - dice - per questo ho deciso di aprire. Accoglierò i clienti a pranzo con un menù unico e chiederò un prezzo forfettario. Non apro per guadagnare ma perché mi sembra giusto farlo. Ho già delle prenotazioni e credo proprio che i clienti verranno».
I TIMORI
«Io so che rischio una multa di 280 euro e la chiusura per cinque giorni, ma so anche che non lavorerei comunque, dato che l'asporto è un fallimento e la consegna a domicilio non funziona. Credo comunque che faranno fatica a multare 50/100mila persone. Il movimento è scattato in tutta Italia». Poi aggiunge: «la chiusura dei ristoranti non ha alcun senso. Se io faccio 30 coperti con distanze di due metri l'uno dall'altro quali problemi creo? In che modo diffondo il virus?». La determinazione del titolare de La paterna trova conferma anche nel post pubblicato sulla sua pagina Facebook. «La Paterna aderisce all'iniziativa #IOAPRO1501 - ha scritto Giovanni Merlo - Resteremo aperti a pranzo, con il rispetto delle norme anti Covid. Teniamo a dire che la salute rimane certamente prioritaria per noi, per i nostri dipendenti e per i nostri clienti. Oltre queste mura ci sono necessità, sogni e progetti che da giorni sembrano non avere pari dignità di altre realtà commerciali. Non apriamo per incassare, apriamo per dare un segnale: vogliamo continuare a portare avanti il nostro lavoro, come tutti».
Paolo Calia
Laura Bon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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