Polesine meno granaio ma fioriscono i girasoli

Martedì 7 Luglio 2020
AGRICOLTURA
ROVIGO Il mais resta padrone della campagna polesana, anche se come superfici coltivate lo scettro regionale di questo resta in mano a Padova, 34.900 ettari rispetto a 32.600, così come secondo il Polesine si attesta nella seconda coltivazione, la soia, con 27mila ettari, ben distante dai 40mila veneziani. È nella sua terza coltura più diffusa, quella del frumento tenero, che Rovigo si conferma la prima provincia veneta per superficie con circa 23.300 ettari, mentre Padova, seconda, si attesta a 19.500, così come nella quarta coltivazione più diffusa, il frumento duro, il Polesine si conferma la provincia più vocata, con il 63% delle superfici coltivate a livello regionale, pari a circa 8.500 ettari, seguita a notevole distanza da Verona, 2.300 ettari, e Padova, 2.000 ettari.
La terra fra Adige e Po, quindi, è una sorta di granaio del Veneto, anche se come emerge dal Rapporto 2019 sulla congiuntura del settore agricolo veneto, appena pubblicato da Veneto Agricoltura, emerge come nella scorsa annata agraria proprio il frumento duro abbia subito una contrazione del 16,3% di superfici e di ben il 36,8% nella produzione. Esattamente analogo era stato, invece, l'incremento delle superfici nel mais, più 16,3%, anche se a livello complessivo la produzione è aumentata solo di 1,7%. Questo a conferma di come per il cerealicolo, che assorbe la fetta più ampia della produzione polesana, 67.752 ettari complessivi, non sia stata una grande annata. In controtendenza l'orzo, che seppur ancora marginale, con 2.332 ettari, con un aumento di semina del 16,8% e di produzione del 13,8%.
COLTURE INDUSTRIALI
Sul fronte delle colture industriali, con la soia calata più di superfici che di produzione, meno 16% di ettari vocati e meno 14% di resa. Da sottolineare le note dolci e amare della barbabietola, coltivazione che un tempo era fra le regine delle campagne polesane e che ora interessa appena 3.778 ettari, anche se si tratta pur sempre dell'estensione maggiore fra le province venete, con Rovigo che insieme a Venezia e Padova concentra il 90% della produzione regionale. Lo scorso anno il calo: il peggioramento della resa a ettaro, oltre che della resa di saccarosio, hanno contribuito negativamente alla determinazione del valore della produzione e pur considerando l'importo degli aiuti comunitari, tolti i costi di produzione, il reddito netto conseguito dai bieticoltori è diminuito, ma è rimasto pur sempre positivo per circa 400-500 euro per ettaro e in ogni caso superiore a quello delle colture estensive alternative. Nel 2019, poi, sono aumentate del 21,5%, quasi mille ettari, le orticole in pieno campo, 4.372 ettari totali. Da sottolineare l'exploit del girasole, quasi raddoppiato passando da 613 ettari a 1.045 ettari, con buone rese.
IL FUTURO
Per quanto riguarda, invece, le prime stime di Veneto Agricoltura sull'annata agricola 2020, va considerato l'effetto dell'emergenza sanitaria. Nel Rapporto sulla domanda e l'offerta dei prodotti alimentari nell'emergenza Covid-19, pubblicato a giugno dall'Ismea, si sottolinea come il sistema agroalimentare è stato relativamente meno colpito di altri settori dagli effetti del lockdown, tuttavia si sono fatti sentire gli effetti della chiusura pressoché totale del sistema della ristorazione e del turismo, così come contraccolpi si sono verificati sui flussi delle esportazioni. «Le prime indicazioni raccolte presso gli operatori sulle intenzioni di semina per la nuova annata agraria - spiega Veneto Agricoltura - evidenziano una sostanziale stabilità degli investimenti, pur con delle differenze a seconda delle province e delle colture: per quanto riguarda i cereali, tengono le superfici coltivate a frumento tenero, con lievi variazioni in aumento, e a orzo, mentre dovrebbero diminuire ulteriormente quelle a frumento duro, con una flessione stimata tra il 25 e il 30%. Le superfici a barbabietola da zucchero dovrebbero mantenersi stabili, si stima una flessione degli investimenti a mais granella del 5% circa, a favore delle superfici coltivate a soia e di altre colture minori, in particolare girasole, sorgo e colza».
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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