M5s, in Polesine lo scontro più duro

Lunedì 19 Febbraio 2018
MOVIMENTO 5 STELLE
ROVIGO «Silvia Benedetti ed Emanuele Cozzolino erano gli ultimi da eliminare in forte conflitto con Luigi Di Maio, Giovanni Endrizzi e Jacopo Berti. La storia delle rendicontazione e dei rimborsi è una balla o almeno gonfiata: devono finire l'epurazione iniziata con le parlamentarie».
A parlare così, un esponente di un certo peso del Movimento 5 Stelle che, per ovvi motivi, preferisce mantenere l'anonimato. Raccontando, però, di vere e proprie faide interne alla galassia pentastellata che, in Polesine, sono deflagrate alla luce del sole. E non solo per il fatto che sulla testa del candidato all'uninominale nel collegio di Rovigo Cozzolino, la cui candidatura non può essere ritirata, penda la spada di Damocle dell'espulsione, ma anche perché la candidata scelta per il collegio uninominale del Senato di Rovigo e Chioggia, Michaela D'Aquino, ha fin da subito incontrato l'aperta e dichiarata ostilità di una larga ferra di attivisti, a cominciare dal consigliere comunale di Rovigo Ivaldo Vernelli.
REGISTA DONZELLI
«Cristina Caniato non la racconta tutta: è lei la sponsor, Donzelli in regia, della D'Aquino tramite Endrizzi», spiega la fonte interna. Vernelli non le ha mandate a dire: «Cozzolino è una brava persona, ma si è comportato da fesso, tuttavia voterò lo stesso per lui. Non voterò, invece per la candidata al Senato». Una dichiarazione esplicita di guerra ai vertici del Movimento, che vede su posizioni analoghe alle sue anche la consigliera regionale Patrizia Bartelle. E se in una guerra di comunicati pro e contro Vernelli, anche Lendinara si trova spaccata, con tanto di minacce di «percorrere le vie legali a tutela dell'immagine del Movimento» fra chi rivendica la paternità del simbolo nella Atene del Polesine, la fantomatica unità del Movimento, imperniata sui mantra onestà e trasparenza, sta fortemente vacillando.
In una campagna apertasi in Veneto proprio con uno scivolone sulla ricerca delle nefandezze degli avversari, analogo metodo sembra travolgere quelle che si potrebbero chiamare, nel non-partito del non-statuto, le non-correnti. Con le non-coltellate che però fanno male, anche se i numeri sembrano dimostrare che non intaccano la base del consenso.
GIOCHI PIÙ ELEVATI
Il caso Rovigo si innesta in una partita ben più ampia. Che riguarda anche Davide Borrelli, uomo forte in Veneto del cerchio magico di Grillo e Casaleggio padre, europarlamentare da due mandati. Che, a sorpresa, mentre infuriava la bufera sui bonifici, ha annunciato un nuovo progetto politico. Un addio che fa rumore: «Borrelli è stato messo da parte anche da Grillo. Berti è stato preferito a lui per scegliere i candidati e lui si è incacchiato di brutto e vista la malaparata se ne andato visto che nel Movimento è stato tagliato fuori da tutto. Hanno tagliato tutti i concorrenti di Endrizzi a Padova. Ma succede una cosa che non avevano previsto: Silvia arriva prima oltre tutti i pronostici mentre Emanuele è fuori, terzo non passi, e qui entra in scena Borrelli che manda Cozzolino all'uninominale e in Polesine sa che c'è la possibilità che passi perché il gruppo polesano che fa capo a Patrizia e Ivaldo lo sosterrebbe. Ultimo tentativo di Borrelli di contare qualcosa».
SCANDALO RIMBORSI
Poi lo scandalo rimborsi. Tirato fuori dalle Iene. Trasmissione della televisione di Berlusconi. Ma contro il programma non arrivano accuse da parte dei vertici del Movimento, che sembrano interessato solo a perseguire i compagni che hanno sbagliato: «L'inchiesta delle Iene si sapeva da tempo: se non vuoi casini avvisi tutti i parlamentari di mettersi in regola, ma se vuoi levarti qualcuno di indesiderato dalle scatole lasci fare alle Iene e hai il pretesto per cacciarlo».
Francesco Campi
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