L'Ordine: «Problemi di tutela legale»

Martedì 20 Agosto 2019
L'ORDINE DEI MEDICI
ROVIGO «Sono dieci anni che lanciamo grida d'allarme sulla carenza dei medici: nessun Governo ha mai preso seriamente in considerazione la questione». Francesco Noce, noto medico rodigino, presidente dell'Ordine dei Medici di Rovigo e della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, fa il punto della situazione alla luce del nuovo provvedimento della Regione. «Da sempre c'è una collaborazione con gli organi regionali spiega Noce Abbiamo chiesto un tavolo al presidente Zaia e siamo fiduciosi che possa venirci incontro e condividere le nostre posizioni. La nostra proposta è quella di inserire negli ospedali i laureati che stanno frequentando gli ultimi anni di specializzazione: si libererebbero così delle borse di studio a favore di coloro che devono terminare il percorso di studi. In Italia la laurea in Medicina si consegue in 6 anni, poi c'è la specializzazione di 5-6 anni che permette di accedere ai concorsi pubblici per entrare a lavorare negli ospedali. Il Governo per far fronte alla crisi dei camici bianchi dovrebbe istituire 10mila borse per dare modo di terminare il percorso di studio. Allo stato attuale, circa 3 mila medici laureati rimangono senza possibilità di specializzarsi, che penalizza sia la categoria, sia il cittadino».
LE RISERVE
Sul provvedimento regionale, Noce esprime qualche timore: «Inserire dei neo-laureati in corsia, dopo un breve corso di formazione, come è stato prospettato, impone varie riflessioni - dice - In primis l'aspetto medico-legale. Quale tutela assicurativa può avere un medico appena laureato, non specializzato, nel caso incappasse in un errore medico? C'è un'assicurazione pronta a coprirlo? Questo aspetto non è di poco conto, perché in caso di grave danno arrecato al paziente, il giovane medico si troverebbe, da solo, a gestire la situazione legale e umana, con difficoltà di ogni genere. Un altro aspetto da considerare è la preparazione, a cui teniamo molto, poichè costituisce una doppia garanzia: di competenza e conoscenza da parte del medico e di tutela nei confronti del paziente e del cittadino, in generale. Comprendo le ragioni dell'emergenza e ribadisco, che, come categoria e Federazione nazionale, sono anni che lanciamo questo allarme».
Sull'argomento, la posizione è la stessa degli ordini delle altre province del Veneto. Critici i sindacati dei medici. «Essere giunti a questo punto non giustifica mettere in discussione, senza le necessarie competenze accademiche riconosciute, i percorsi formativi di coloro che hanno e avranno in mano la vita e il benessere dei cittadini - affermano in una nota - Sarebbe forse stato meglio, attraverso le opportunità previste dagli accordi decentrati, riconoscere l'intensa e indispensabile attività dei professionisti adeguando il trattamento economico agli standard europei, mettendo in secondo piano, rispetto alla salute dei cittadini, il pareggio di bilancio delle Ulss e i premi dei direttori generali».
A.Spo.
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