L'EX ZUCCHERIFICIO
Una cattedrale nel deserto costata milioni di euro ma mai

Venerdì 27 Aprile 2018
L'EX ZUCCHERIFICIO Una cattedrale nel deserto costata milioni di euro ma mai
L'EX ZUCCHERIFICIO
Una cattedrale nel deserto costata milioni di euro ma mai entrata in funzione. Da circa 12 anni, all'interno del sito dell'ex zuccherificio di Bottrighe, onore e vanto per quasi 80 anni del primario polesano, è attiva una centrale di co-generazione per la produzione di energia elettrica e vapore attraverso la combustione di gas metano. A portare a termine l'operazione era stata Adria Power, una società con sede legale e amministrativa a Faenza. Secondo il progetto, l'impianto avrebbe dovuto fornire energia all'ex stabilimento Ajinomoto. L'energia prodotta dalla centrale doveva servire alle attività industriali o artigianali della zona e l'eccedenza immessa in rete.
ARRIVA POLYCHIMICA
L'operazione partì nel 1996 quando la ditta Polychimica acquistò l'ex zuccherificio con l'intenzione di edificare un impianto di recupero di teli in plastica da agricoltura con l'impegno di mettere in sicurezza e bonificare gli immobili e i materiali contenenti amianto comprese le coperture dei fabbricati. Dai successivi sopralluoghi emerse che la Polychimica non aveva provveduto alle operazioni in maniera corretta tanto fu ordinato alla ditta di provvedere con urgenza ad effettuare gli interventi. Nel 2004, la Polychimica Energy, poi divenuta Adria Power, acquistò dalla Polychimica un terreno all'interno del sito inquinato per realizzarvi la centrale. Furono a demoliti e bonificati gli edifici presenti.
IL FALLIMENTO
Nel frattempo però la Polychimica fallì e, a seguito di altri sopralluoghi, si accertò che la situazione di degrado, evidenziata nel 2001, stava peggiorando. Il Comune emise una ordinanza con la quale, oltre alla messa in sicurezza, veniva inibita, a tutela della salute pubblica, la permanenza di tutti i soggetti che si trovassero ad operare all'interno dell'area ex Polychimica, compresa la parte ceduta alla Polychimica Energy, fino alla messa in sicurezza del sito. Nell'ordinanza era previsto che, in caso di mancata esecuzione dei lavori da parte della proprietà, avrebbe provveduto il Comune con addebito dei costi sul fallimento. Il curatore fallimentare non fece alcunché e la giunta adriese nel 2006 si sostituì alla proprietà, approvando un protocollo d'intesa con Adria Power per interventi urgenti. Il protocollo impegnava il Comune a sostituirsi al fallimento e Adria Power a provvedere alla bonifica. L'ex Bioitalia venne però chiusa proprio in quel periodo bloccando di fatto l'avvio della centrale.
QUEL CHE RESTA
Dell'ex zuccherificio di Bottrighe oggi sono visibili solo i due grandi silos che immagazzinavano trecentomila quintali di zucchero che, una volta conclusa la campagna saccarifera, veniva trasferito nell'apposito reparto di confezionamento e imbustato per la vendita. Quando ancora esistevano i macchinari per il confezionamento in pacchi, a Bottrighe venivano confezionate scatole di zucchero da uno e due chilogrammi, venivano prodotte le classiche bustine per i bar oltre a sacchi da cinquanta chilogrammi. Dai silos lo zucchero finiva anche in apposite cisterne da avviare all'industria dolciaria.
La gran parte della storica fabbrica che ha dato lavoro a generazioni di residenti in zona è stato demolito da tempo. Il primo a cadere fu l'antico camino per far posto proprio alla centrale elettrica della Adria Power.
RIUTILIZZARE IL SALVABILE
«Rimane però in piedi una palazzina di interessante valore architettonico - ha spiegato lo storico locale Roberto Marangoni -. Si tratta di un edificio in stile Anni venti, costruito qualche anno dopo la messa in funzione dello stabilimento. Si ricorderà che la prima campagna saccarifera è datata agosto 1914. La palazzina fu sede degli uffici direzionali dello zuccherificio e divenne in seguito anche sede degli uffici della Polychimica. I segni del tempo e dell'abbandono sulla struttura continuano inesorabili e sarebbe un peccato che tutto ciò andasse perduto. Chiaramente l'area è ancora legata al curatore fallimentare, ma il Comune di Adria, creditore nei confronti della Polychimica, potrebbe cogliere l'idea avanzata dai residenti di Bottrighe, di acquisire la palazzina e l'area circostante. Si potrebbe scandagliare il terreno, valutando la possibilità di accedere a finanziamenti europei per il recupero di siti dell'archeologia industriale».
LUOGO DI CULTURA
Marangoni pensa anche a un eventuale accordo pubblico-privato per riportare all'antico splendore e piena funzionalità l'edificio: «La palazzina, ristrutturata e mantenuta ovviamente nel suo aspetto originario, potrebbe un giorno costituire un luogo di incontro e cultura, magari diventando anche sede della biblioteca locale di Bottrighe. Un centro di ricerca storica e sede di qualche associazione di volontariato - conclude lo storico -. Un eventuale recupero della palazzina potrebbe così rappresentare il centro di memoria della storia della nostra comunità, a ricordo di quello che fu l'intero comparto che in 77 anni diede un lavoro e benessere a migliaia di persone».
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