IL FENOMENO
ROVIGO L'onda sembra essersi arrestata fra Adige e Po. Una terra

Martedì 31 Marzo 2020
IL FENOMENO
ROVIGO L'onda sembra essersi arrestata fra Adige e Po. Una terra di passaggio, come il Polesine, si scopre più sicura. «Questo risultato spiega il direttore dell'Ulss Antonio Compostella - deriva certamente da tutte le motivazioni che ben conosciamo sui ridotti flussi turistici, sulla disaggregazione urbana e indubbiamente anche dalla fortuna, ma va sottolineato anche il grande lavoro che sta facendo il Servizio di igiene e sanità pubblica nell'individuare rapidamente i contatti dei casi positivi e di porli immediatamente in isolamento, spezzando la catena dei contagi. Poi, certamente, ora si vedono i frutti importanti delle misure di contenimento».
LA STATISTICA
Il dato sul numero di contagi in provincia di Rovigo diffuso ieri dall'Ulss era di 129 residenti, quello di Azienda zero di 131 domiciliati. Piccole discrepanze che sono quasi infinitesimali se raffrontate alle grandezze delle altre province. Sia quelle venete, che pure registrano un continuo intercambio con il Polesine, come Verona, Padova e Venezia, sia quelle di altre regioni come Ferrara o Mantova. E proprio la maggior parte dei contagi che si sono registrati in Polesine è ascrivibile a persone che per motivi di lavoro si è spostata in queste stesse province più duramente colpite. A vantaggio del Polesine, un fattore che ha sicuramente giocato un proprio ruolo c'è anche la ridotta densità abitativa. Una sorta di rivincita della campagna sulla città. Nell'elenco dei comuni con casi positivi diffuso domenica sera da Azienda Zero figurano solo 30 comuni polesani su 50. In tutto il Veneto i comuni Covid-free risultavano appena 55. Quasi la metà, quindi, proprio in Polesine. Dei quali, 15 hanno meno di 2mila abitanti, aspetto che statisticamente offre già una prima risposta. Il dato, comunque, è da prendere con le molle, sia perché la situazione varia di ora in ora, sia perché vi sono comuni che figurano senza casi a dispetto delle comunicazioni dei sindaci, come Giacciano con Baruchella, dove il sindaco Natale Pigaiani già il 25 marzo ha annunciato il riscontro di positività di un residente.
SCOSTAMENTI MINIMI
Ma si tratta comunque di variazioni limitate e di un dato complessivo che vede il Polesine molto indietro al resto del Veneto e, in questo caso, fortunatamente. Come ammette il sindaco di San Martino Vinicio Piasentini, uno dei comuni più più popolosi fra quelli polesani non ancora toccati dal Coronavirus, con i suoi poco meno di 4mila abitanti. «Non c'è nulla di prevedibile - dice -, molto gioca anche la fortuna. Ci sono tanti fattori imprevedibili. Però è vero che qui al momento non abbiamo avuto alcun caso. Abbiamo avuto ed abbiamo persone in isolamento domiciliare, sì, ma molte situazioni si sono già risolte. Attualmente le persone che sono in isolamento domiciliare, secondo il costante aggiornamento che viene fornito dall'Ulss, sono sette. Situazioni che abbiamo sempre monitorato con attenzione, anche con la polizia locale. Sulla distribuzione dei casi non c'è purtroppo nulla di prevedibile, ma quello che posso sottolineare è che ho riscontrato che la popolazione di San Martino ha risposto bene alle misure e ha rispettato le indicazioni. Vedo un grande rispetto delle regole, senso civico e spirito di collaborazione. Il nostro paese è deserto. È vero che abbiamo una popolazione in prevalenza di anziani, ma ci sono anche tanti che ancora lavorano, molti fra l'altro in provincia di Padova e molti anche in strutture sanitarie, a cominciare dall'ospedale di Schiavonia».
COMPORTAMENTI VIRTUOSI
Ovviamente le traiettorie sono purtroppo imprevedibili ed è quello che rende questa battaglia ancora più difficili. Ma ci sono comportamenti che comunque possono aiutare. E, a febbraio, quando fu emessa la prima ordinanza a firma Zaia-Speranza, Piasentini era stato fra quelli che avevano dato una lettura più restrittiva, venendo anche tacciato da qualcuno di essere eccessivo: «Allora non potevamo sapere cosa sarebbe accaduto, ma ero stato molto rigido e forse questa intransigenza può anche aver contribuito a limitare il contagio».
Francesco Campi
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