Benazzo (Cgil): «Troppa fiducia nei tamponi rapidi»

Lunedì 18 Gennaio 2021
Benazzo (Cgil): «Troppa fiducia nei tamponi rapidi»
STRUTTURE PER ANZIANI
ROVIGO Residenze sanitarie assistite (Rsa) e case di riposo sono tra le strutture messe più sotto pressione dalla pandemia di coronavirus. Negli ultimi 3 mesi, dal 12 novembre al 12 gennaio, le positività al Covid-19 nelle strutture residenziali extra-ospedaliere polesane sono aumentate di quasi 4 volte tra gli ospiti (+384%) e quasi triplicate tra gli operatori (+286%). In Polesine infatti, secondo il bollettino giornaliero dell'Ulss 5, lo scorso 12 gennaio risultavano positivi al Covid-19 273 ospiti in 9 strutture residenziali della provincia, e 103 operatori in 13 strutture.
I CONTAGI
Il bollettino di tre mesi prima, 12 novembre, registrava 36 positivi tra gli operatori di 11 strutture residenziali extra ospedaliere e 71 ospiti positivi al Covid-19 in sole due strutture. E nella stessa giornata di tre mesi fa risultavano 96 pazienti ricoverati nelle strutture dell'Ulss 5 per il Covid-19: allora i decessi da inizio pandemia erano 63, e i casi totali di positività al Covid 2.452. Con la prima ondata di coronavirus, nel periodo gennaio-maggio 2020, i decessi per Covid contati complessivamente in Polesine erano stati 34 su 1.402 persone decedute nello stesso periodo, secondo i dati del rapporto Impatto dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente realizzato da Istituto superiore di sanità e Istat. Vale a dire che nella prima ondata di coronavirus le morti per Covid-19 risultavano (nel periodo considerato dall'indagine) il 2,42% dei decessi in provincia e l'1,85% dei decessi per Covid-19 in Veneto, che nello stesso periodo gennaio-maggio 2020 erano stati 1.839 in tutta la regione. Per quanto riguarda l'età, da febbraio a settembre 2020 s'erano contate le morti di 36 anziani in Polesine. E ancora, in Veneto, la Survey nazionale sul contagio Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie nel periodo 1° febbraio-5 maggio 2020, secondo le risposte ricevute dal 40,6% delle 520 strutture contattate in Veneto dall'Istituto superiore di sanità per realizzare questa indagine, registrava che su 1.136 decessi totali contati tra i residenti delle strutture interpellate, 38 erano persone Covid-19 positive, e 180 avevano manifestato sintomi simil-influenzali.
MAGGIORE PROTEZIONE
Dalla prima alla seconda ondata di Coronavirus s'è detto che sono aumentati i dispositivi di protezione e che ci si è attrezzati meglio per i tamponi: guardando l'andamento e l'esito della malattia che considerazioni si possono trarre? «Nella seconda ondata - risponde Davide Benazzo, segretario provinciale della Fp Cgil - la situazione è molto più sotto controllo e la fornitura di materiale è sicuramente molto più abbondante. L'importante introduzione dei tamponi rapidi, fatti a tappeto, ha sicuramente migliorato e ampliato la capacità di tracciamento, ma si lega al tema dell'attendibilità dei rapidi. In tanti casi ci siamo trovati con percentuali di falsi negativi dove poi sono esplosi i cluster più importanti, tanto che nelle case di riposo, ad esempio, molti li hanno accusati di essere stati la causa della diffusione al loro interno: certo la situazione non può essere semplificata in questo modo, ma l'eccessiva sicurezza dalla negatività al tampone, poi dimostratasi falsa, ha sicuramente contribuito alla propagazione del contagio. Quello che è mancato in modo drammatico - rileva Benazzo - è stata la capacità di programmare un grande piano di intervento, pensando che la seconda ondata risultasse simile alla prima».
Nicola Astolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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