La denuncia: «Borgo Piave è un quartiere dimenticato»

Martedì 7 Luglio 2020
LA PROTESTA
BELLUNO La fontana del 1855, tre bidoni dell'umido e le indicazioni del percorso turistico dei zattieri. Non è difficile trovare l'intruso. La fontana, che si trova in via Uniera dei Zater a Borgo Piave è una delle più vecchie della città (1855) e porta effigiato lo stemma del Comune. Il monumento richiede interventi di ristrutturazione, ma il comitato di Borgo Piave, da otto anni, sta chiedendo almeno che vengano spostati, poco più in là, i tre bidoni marroni dell'umido. Anche il pontet ha bisogno di un intervento serio di consolidamento, le radici delle piante lo stanno rovinando. Borgo Piave costituiva il porto fluviale della città e di qui transitavano le zattere che portavano a Venezia e in questo quartiere ci sono molti residenti che fanno di tutto per rendere turisticamente appetibile una zona della città che non viene considerata dall'Amministrazione. A Natale i residenti hanno installato dei proiettori per illuminare a festa le pareti di alcune case, per invogliare bellunesi e villeggianti a raggiungere il quartiere. Di recente il Fai ha aperto Palazzo Doglioni, detto il botegòn, la taverna, che veniva frequentata dai lavoratori che gravitavano intorno al borgo. In estate i fiori abbelliscono molte case, ma anche la fontana dei zatèr e il pontet. Il percorso turistico Adorable, indicato viola valorizza il quartiere. Si parte da piazza dei Martiri, si scende per via Sottocastello, si costeggiano le antiche mura, si scende una scalinata e si arriva al ponte della Vittoria (1926), Oltrepassata l'arcata del ponte in pietra (1841) spazzato via dalla piena del 1882, passando avanti la casa Secco (sec. XVI) e la casa Fantuzzi (sec. XV) si giunge alla chiesa di S. Nicolò (riedificata nel 1861). Nella piazza antistante si affaccia un moderno complesso abitativo in luogo della conceria Colle, stabilimento che da fine 800 sino al 1947 caratterizzò la vita dell'intero borgo.
IL PORTAVOCE
Portavoce del comitato è un ragazzo di soli 23 anni, Antonio Gheno, appassionato di storia locale e, soprattutto, amante di Borgo Piave. «Il 30 giugno abbiamo incontrato nuovamente l'assessore al Lavori pubblici, Biagio Giannone, con il quale avevamo già parlato a febbraio. Ci sono una dozzina di richieste che facciamo, tutte mirano a non lasciar morire questo bellissimo quartiere racconta Gheno -. La questione della fontana è di semplice risoluzione, confidiamo che presto vengano spostati i bidoni dell'umido. Ci sono poi vari interventi (il marciapiede in via caduti Ponte San Felice, le alzate delle scalette della chiesa di san Nicolò, il parcheggio delle ex concerie Colle), ma anche situazioni più spinose prosegue il portavoce del Comitato -. Il pontet è inserito tra i progetti preliminari della Rigenerazione urbana, servono 140 mila euro per sistemarlo, ma parte tutto il resto e non questo. Il ponte della Vittoria presenta i ferri dell'armatura a vista e crepe, fra poco compirà cento anni e sarebbe bello metterci mano prima». Meno male che qualcosa si muove: ci sono 310 mila euro della Regione (fondi Vaia) che servono al Comune per creare i cavalieri d'argine, per evitare allagamenti nella parte bassa, come capitato nel 2012 e nel 2018. Sono due le attività ancora in vita a Borgo Piave, una parrucchiera e una trattoria, «una volta erano una quindicina chiude Gheno -, con un po' di rilancio qui si potrebbe aprire un piccolo distretto, le bellezze del quartiere non mancano. Sono ancora visibili le vetrine del tempo della Serenissima, del 500, ai piani terra di alcuni edifici, scendendo le scalette». Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Federica Fant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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