AGORDO
Il monte Pelsa, del gruppo del Civetta, ha conservato per milioni di anni

Sabato 2 Giugno 2018
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Il monte Pelsa, del gruppo del Civetta, ha conservato per milioni di anni un segreto venuto alla luce solo lo scorso anno e svelato a tutti ieri. Nel corso di una campagna di ricerca del 2017 Andrea Tintori, paleontologo dell'Università Statale di Milano, ha infatti rinvenuto un fossile di pesce volante risalente al Triassico Medio, cioè ad un periodo compreso fra i 228 e i 245 milioni di anni fa, di una specie ora estinta. Non solo: con esso sono stati fatti anche altri rinvenimenti, valore ed importanza dei quali non sono ancora stati approfonditi e valutati in tutte le loro sfaccettature. È stata questa la sorpresa riservata a quanti ieri mattina hanno partecipato al convegno C'è qualcosa di nuovo nelle Dolomiti organizzata nell'auditorium del Follador. «Una scoperta paleontologica davvero eccezionale commenta il professor Dino Preloran, insegnante dell'Istituto minerario basti pensare che al mondo esiste solo un altro esemplare di questa specie, rinvenuto in Cina. Si tratta insomma di un sito di altissimo interesse internazionale». «Tintori - spiega il docente - era stato nelle nostre zone 40 anni fa come studente e aveva già rinvenuto dei fossili. Si era poi ripromesso di ritornare perché aveva capito che la zona era interessante. Una promessa mantenuta un anno fa». Giunto sul sito, Tintori in un mucchio di sassi che stavano in superficie, ne ha notato uno con delle foglie fossilizzate. Riconoscendo nel calcare bituminoso, questo il nome scientifico del tipo di roccia, un potenziale scrigno di tesori, lo ha rotto e ne è emerso il fossile di pesce volante. A seguire anche altri sassi hanno svelato altrettanti tesori: per ora, oltre al pesce volante di circa 10 cm, il repertorio parla di altri dieci pesci, fra cui un pezzo di squalo, insetti, coralli, piante, conifere in particolare che hanno restituito una specie di laguna fossile. Elementi che permettono di immaginare l'ambiente di allora: «Il sito era costituito molto probabilmente da un qualcosa di simile a un golfo marino chiuso, con poco passaggio di acqua, in zona c'erano isole grandi e la vegetazione non era quella tipicamente da spiaggia, ma le conifere dicono che si trattava di tipi di piante proveniente da zone alte». A questo punto Tintori ha contattato il Follador. «Essendo la nostra scuola la struttura statale più vicina, è venuto a trovarci e così è iniziata la nostra collaborazione. È stato il Follador, per esempio, a comunicare ufficialmente alla Soprintendenza regionale dei Beni Archeologici il rinvenimento del fossile, e in seguito a inoltrare la domanda perché venga finanziata la campagna di ricerca. Il sito infatti ha già restituito molto alla ricerca, ma in molti sono convinti che esso non abbia finito di svelare i propri tesori. Per questo è necessario continuare le ricerche. A queste ultime lo scorso anno l'Istituto Follador ha collaborato anche con due studenti, il cui impegno estivo per salire al sito del monte Pelsa è stato valutato come attività inserita e nel progetto di Alternanza scuola lavoro. E sarà così anche prossimamente quando, fatto salvo sorprese che nessuno si aspetta, il progetto di ricerca verrà finanziato dalla Soprintendenza, la campagna sarà condotta dallo stesso Tintori e il professor Danilo Giordano del Dipartimento di Geotecnica del Minerario sarà il coordinatore degli scavi.
Giovanni Santin
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