Minacce al dg, il patron tv Jannacopulos: «Diritto e dovere di critica per i disservizi sanitari»

La Procura di Vicenza deposita altre carte su presunte pressioni a favore di un medico

Mercoledì 11 Ottobre 2023 di Angela Pederiva
Paniz e Jannacopulos

VICENZA - Nuovi documenti della Procura di Vicenza nell'inchiesta a carico dell'imprenditore televisivo Giovanni Jannacopulos, accusato di minacce continuate a pubblico ufficiale e atti persecutori ai danni del manager sanitario Carlo Bramezza. Li ha depositati ieri il pubblico ministero Gianni Pipeschi, nell'udienza preliminare davanti al gup Chiara Cuzzi, la quale ha disposto il rinvio al 12 dicembre del procedimento che ormai da un anno vede il patron di Rete Veneta e Antenna Tre contrapposto al direttore generale dell'Ulss 7 Pedemontana. «Quel giorno presenterò una memoria e chiederò il proscioglimento dell'ingegnere: da parte sua c'è stato solo il legittimo esercizio del diritto di cronaca e anche di critica», annuncia l'avvocato Maurizio Paniz, che non si è opposto al differimento chiesto dal legale di controparte Marco Zanon.


L'ASPETTATIVA
Gli atti posti alla valutazione del giudice dell'udienza preliminare riguardano le presunte «pressioni», così le chiamava l'ordinanza applicativa della misura interdittiva inizialmente disposta dal gip Matteo Mantovani (e successivamente revocata dal Riesame, con conferma in Cassazione), che sarebbero state attuate da Jannacopulos su Bramezza, affinché concedesse un periodo di aspettativa per motivi di studio a un medico dell'ospedale di Bassano del Grappa, figlio di un suo amico.

Secondo la prospettazione dell'accusa, all'epoca sostenuta dal pm Serena Chimichi, il rifiuto del dg di assecondare quella richiesta, per evitare problemi di «corretto funzionamento del reparto», avrebbe scatenato «una campagna mediatica denigratoria» promossa dal patron. «Nulla di nuovo sotto il sole, ormai questa storia è trita e ritrita», ribatte l'avvocato Paniz.


LA COMUNITÀ
Il difensore dell'81enne scandisce la sua posizione: «Totale, completa e assoluta innocenza dell'ingegner Jannacopolus con riferimento a entrambe le imputazioni». Dunque né minacce né stalking attraverso la «campagna di stampa» definita dalla Suprema Corte, in sede di ricorso cautelare, «massiva e connotata da aspetti di faziosità, ma non involgente giudizi sulla persona e sulle sue qualità».
I 400 servizi andati in onda in 15 mesi sono stati, rimarca Paniz, «legittimo esercizio del dovere di informazione, tutelato a livello nazionale e internazionale: il mio assistito ha molte vesti nelle quali può agire, ma la principale è quella del cittadino che ha a cuore la sua comunità». Dalle code per il tampone, alla soppressione della Chirurgia senologica, l'avvocato rivendica la fondatezza delle critiche all'operato di Bramezza: «Tanti giornalisti hanno scritto decine di volte quanti e quali erano i disservizi di questa gestione, con riferimento ad una pluralità di situazioni. Rispetto a tutte queste l'ingegner Jannacopulos si è sentito in dovere di dare voce al cittadino che evidentemente si lamentava legittimamente di tali disservizi. Ingerenza nell'attività giornalistica della redazione? Non c'è nessuna accusa di questo tipo».


LE INTERCETTAZIONI
Quanto al contenuto delle conversazioni telefoniche con esponenti sia della Lega che del Partito Democratico, ecco la linea di Jannacopulos esposta da Paniz: «Legittimo esercizio di espressione della propria convinzione. Naturalmente quando io parlo con qualcuno al telefono, posso anche dire qualsiasi cosa, financo le minacce e le offese più consistenti. Ma le dico al mio interlocutore, non chiedo che vengano trasferite alla parte destinata. Trattandosi di intercettazioni, evidentemente non posso sapere che qualcuno le sta ascoltando».
Gli investigatori della Guardia di finanza invece le stavano captando e trascrivendo, tanto da tratteggiare un complesso intreccio fra informazione, sanità e politica. «La politica dichiara l'avvocato c'entra soltanto perché è un interlocutore fisiologico rispetto a tutte le vicende che riguardano le designazioni e le attività dei direttori generali. Questo rientra nell'assoluta normalità. Ma l'ingegner Jannacopulos rifarebbe tutto e ridirebbe tutto quello che ha fatto e detto: non c'è nulla di cui si debba pentire, da nessun punto di vista. Piuttosto mi auguro che la giustizia che ha indagato su di lui, faccia altrettanto nei confronti di tutti coloro che hanno degli incarichi pubblici, per vedere se operano bene o male. Esposti da parte nostra? No, questo non è un compito che ci compete».

Ultimo aggiornamento: 17:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA