Sanità e tv, lo scontro arriva in aula: «Sarà un processo al Veneto». Jannacopulos chiama il capo del Ris

Venerdì 12 Aprile 2024 di Angela Pederiva
Sanità e tv, lo scontro arriva in aula: «Sarà un processo al Veneto». Jannacopulos chiama il capo del Ris

dalla nostra inviata
VICENZA - Prime scintille nel processo all'imprenditore televisivo Giovanni Jannacopulos. Con tutta probabilità, è già l’avvisaglia dei fuochi dialettici che si vedranno nel corso del dibattimento sulle ipotesi di minacce continuate a pubblico ufficiale e atti persecutori ai danni del direttore generale Carlo Bramezza, sempre che la giudice Giulia Poi rigetti la questione preliminare sollevata dalla difesa: come già nel corso dell'udienza preliminare, infatti, anche nella "filtro" di ieri al Tribunale di Vicenza l'avvocato Maurizio Paniz ha eccepito la nullità «per indeterminatezza» del capo di imputazione, richiesta a cui si sono opposti sia il pubblico ministero Gianni Pipeschi, sia la legale di parte civile Federica Turra che sostituiva il collega Marco Zanon.

La riserva sul punto verrà sciolta il 6 giugno, per cui qualora il giudizio dovesse andare avanti, slitterebbe dopo le elezioni la deposizione dei 137 testimoni (se saranno ammesse le intere liste presentate), fra i quali figurano numerosi politici e amministratori, oltre che medici, giornalisti e attivisti, con tanto di colpo di scena: è stato chiesto di sentire pure il generale Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma.


I VOLTI NOTI
Come teste, appunto, non da consulente: in ballo non ci sono investigazioni scientifiche. Nella strategia difensiva, l’ufficiale dei carabinieri verrebbe convocato come amico di Filippo Jannacopulos, figlio di Giovanni e editore di Medianordest, il gruppo a cui fanno capo le emittenti Rete Veneta e Antenna Tre (estraneo alle accuse). In questa veste, Lago potrebbe essere al corrente di informazioni riguardanti la decisione di mandare in onda (per 476 volte in 119 giorni) le ormai famose “Tre domande” al dg Bramezza, che ne mettevano in dubbio le capacità professionali visti i debiti personali per quasi 11 milioni. Ma non sarebbe l’unico volto noto ad essere chiamato in aula. Sempre la difesa punta ad ottenere l’audizione del governatore Luca Zaia, che secondo le intercettazioni rispose «No!» alla richiesta di Jannacopulos di rimuovere Bramezza, nonché dell’assessore regionale Manuela Lanzarin, con cui l’ingegnere si era lamentato perché la troupe televisiva era stata cacciata dalla conferenza stampa del manager sanitario. È un fronte politico trasversale quello degli eletti a Palazzo Ferro Fini variamente chiamati dalle diverse parti processuali: leghisti come il presidente Roberto Ciambetti (che verbalizzò il proprio oscuramento televisivo) e il suo vice Nicola Finco (che presentò le interrogazioni sulla sanità bassanese), il consigliere meloniano Joe Formaggio (che lamentò disservizi), dem come i colleghi Chiara Luisetto e Andrea Zanoni (lei per l’accusa e lui per la difesa), nonché Giacomo Possamai che ora è sindaco di Vicenza ma da capogruppo del Pd aveva diversi contatti con il patron.


I COMMENTI
A margine dell’udienza, l’82enne ha rilasciato solo una stringata dichiarazione: «Ho chiamato tutti: che vengano e che parlino, hanno l’obbligo di dire la verità. Processo al Veneto? Forse un po’ sì, adesso mi diverto io». Il difensore Paniz ha spiegato: «Abbiamo chiesto che vengano sentite anche tutte quelle persone che si erano rivolte alle reti televisive enunciando una serie di disfunzioni dell’Ulss 7 Pedemontana. Comunque non è il numero che conta, ma la qualità delle deposizioni che emergeranno. Vedremo se il giudice ammetterà la nostra lista». Prima però il Tribunale dovrà decidere se il capo di imputazione è viziato, al punto da dover essere riformulato dalla Procura, tanto che la difesa ha già preannunciato la possibile richiesta di proscioglimento. «A fronte di una lista testi che elenca 115 persone, faccio fatica a ritenere che l’imputato non sia stato messo nelle condizioni di difendersi per indeterminatezza dell’accusa», ha detto il pm Pipeschi. «Una mossa ampiamente prevedibile, siamo assolutamente sereni», ha commentato l’avvocato di parte civile Zanon. Il collega Gianluca De Sario rappresenta l’Ulss 7 Pedemontana: «Non ci siamo costituiti nel processo penale, ma siamo presenti come persona offesa e ci riserviamo di chiedere un risarcimento dei danni e di far valere altri diritti in sede civile».
 

Ultimo aggiornamento: 07:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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