Il patron della tv e il direttore generale dell'Ulss, sarà un maxi processo. Zaia tra i 130 testimoni

Da giovedì a Vicenza il dibattimento: l’imprenditore accusato di minacce e stalking

Martedì 9 Aprile 2024 di Angela Pederiva
L'avvocato Paniz e Giovanni Jannacopulos

VICENZA - Si apre giovedì, al Tribunale di Vicenza, il dibattimento a carico dell’imprenditore televisivo Giovanni Jannacopulos. Il patron di Rete Veneta e Antenna Tre (emittenti di cui l’82enne di Rosà è socio, ma che sono estranee alle accuse) è imputato di minacce continuate a pubblico ufficiale e atti persecutori nei confronti del trevigiano Carlo Bramezza, direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, che si è costituito nel giudizio.

Un processo che si annuncia dai grandi numeri e dai nomi altisonanti: sarà chiesta la deposizione in aula di 115 testimoni da parte della sola difesa, che in parte coincidono con i 27 dell’accusa e con i 32 della parte civile (per cui il totale potrebbe aggirarsi sui 130), tra i quali figurano diversi profili di rilievo della politica regionale, come il governatore Luca Zaia, l’assessore Manuela Lanzarin, il presidente Roberto Ciambetti, il vice Nicola Finco, la consigliera Chiara Luisetto, l’ex capogruppo e ora sindaco Giacomo Possamai.

TESI CONTRAPPOSTE
La tesi della Procura berica, sostenuta dapprima dalla pm Serena Chimici e successivamente dal collega Gianni Pipeschi, è che Jannacopulos abbia cercato di intimidire Bramezza per indurlo a compiere azioni contrarie ai propri doveri d’ufficio e comunque per asservirlo a sé. Come? Attraverso la messa in onda di 925 servizi in venti mesi (numero che sale a 1.300 con le repliche), di cui 768 reputati negativi nei confronti del manager pubblico, rappresentato nel processo dall’avvocato Marco Zanon. Un’imponente campagna mediatica che, secondo la prospettazione accusatoria, si sarebbe articolata in tre parti: l’oscuramento televisivo di Bramezza e i primi attacchi relativi alla gestione dell’azienda sanitaria; la «seconda ondata» (per citare le parole dell’indagato quand’era intercettato), relativa alle vicende personali del dg e in particolare il procedimento di liquidazione del suo patrimonio; la «terza fase» mirata a colpire anche chi non appoggiava il patron tivù, come ad esempio i sindaci non allineati. Una strategia a cui, secondo gli accertamenti effettuati dalla Guardia di finanza di Bassano del Grappa, avrebbe concorso pure un’intensa attività relazionale attraverso l’uso del cellulare e gli incontri di persona, con esponenti del mondo politico, amministrativo e sanitario sull’asse Bassano-Venezia.
Nulla di illecito, è però la posizione ribadita dall’avvocato Maurizio Paniz, fin dalla prima memoria depositata: «Non è stato fatto il benché minimo approfondimento investigativo per valutare se le notizie divulgate non fossero il frutto di un legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica, rispettoso dei canoni della verità della notizia, della continenza e dell’utilità pubblica». Secondo la difesa, in nessuno dei frammenti «estrapolati dalle centinaia di conversazioni intercettate», emerge il riscontro che «l’ing. Jannacopulos abbia esercitato pressioni su esponenti politici, limitandosi esclusivamente ad esternare il suo disappunto per l’operato del dott. Bramezza, a persone del mondo politico con le quali aveva abituali rapporti». 

CONVERSAZIONI
Soggetti che, nel corso delle indagini, sono stati in parte intercettati, oppure sentiti a sommarie informazioni testimoniali, o ancora solo citati negli atti, per i loro contatti con Jannacopulos. La difesa ha deciso di chiamarli tutti, indipendentemente dal fatto che possano rivelarsi a favore o meno dell’imputato (in lista, per dire, c’è pure Bramezza).
Una platea variegata, che spazia dalla sanità alla politica, di cui le Fiamme gialle hanno contato le conversazioni telefoniche totali intercorse con l’imprenditore. Il numero più alto si concentra fra gli attuali aspiranti alla carica di sindaco del Comune di Bassano del Grappa: 1.033 dialoghi in cinque anni per Roberto Campagnolo del centrosinistra e 552 in quattro anni per Nicola Finco del centrodestra (15 in un anno e mezzo per la prima cittadina uscente e ricandidata Elena Pavan). Gli altri numeri: 113 in quaranta mesi per Zaia, 34 in due anni e mezzo per Lanzarin, 31 in tre anni per Ciambetti, 127 in tre anni e mezzo per Possamai.
 

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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