Turetta, sfogo di 9 ore con il Pm: «Mi è scattato qualcosa, ho perso la testa»

Sabato 2 Dicembre 2023 di Angela Pederiva
Turetta, sfogo di 9 ore con il Pm: «Mi è scattato qualcosa, ho perso la testa»

VENEZIA - Venti minuti per commettere il sequestro di persona e l’omicidio volontario aggravato, una settimana per scappare e tacere, nove ore per raccontare finalmente la verità. O perlomeno la sua, quella di Filippo Turetta, che ieri nella casa circondariale di Montorio Veronese è rimasto dalle 11 alle 20 davanti al pubblico ministero Andrea Petroni, assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera nel faccia a faccia voluto dalla Procura di Venezia per fare luce sul femminicidio di Giulia Cecchettin. Una giornata interminabile, emotivamente pesante, cruciale: a differenza dell’interrogatorio di garanzia di martedì, quando il 21enne di Torreglia si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo, limitandosi a rendere alcune dichiarazioni spontanee, questa volta la scelta è stata quella di collaborare con la giustizia, trasformando le prime ammissioni in una confessione-fiume.

Certo, non ancora piena, ma finalmente indicativa. Malgrado le lunghe pause e gli imperscrutabili silenzi, le lacrime difficili da trattenere e lo sguardo a tratti spento, il ragazzo avrebbe dato pure delle risposte articolate nel tentativo di spiegare il rapporto con la vittima e l’orrore della mattanza. Di fronte a diversi «non ricordo», alcune incongruenze nella sua versione dei fatti sono state verificate con domande puntuali, mirate anche a circostanziare un concetto che l’assassino avrebbe ripetuto più volte: «Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa».


LINEA E STRATEGIA
Evidente la linea dei difensori di fiducia Caruso e Cornaviera, subentrati prima l’uno e poi l’altra al legale d’ufficio Emanuele Compagno: stabilire nei quattro colloqui in carcere, relativamente lunghi malgrado la frenesia di questi giorni convulsi, una relazione di crescente empatia con Turetta, accompagnandolo nel maturare la decisione di aiutare gli inquirenti a ricostruire gli otto giorni di novembre in cui si è dipanata la tragedia, dal delitto dell’11 tra Vigonovo e Fossò all’arresto del 19 a Bad Dürrenberg. Ma azzeccata si è rivelata anche la strategia del sostituto procuratore Petroni, nel fissare l’interrogatorio alle 11, dopo che l’autopsia era stata disposta per le 9: con ogni probabilità lo sfalsamento di un paio d’ore ha permesso al contraddittorio di procedere sulla base dei primi esiti provenienti dall’Istituto di medicina legale di Padova. «Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera», aveva detto il giovane ai magistrati, su consiglio dei suoi avvocati, nella verbalizzazione di quattro giorni fa. Una presa di coscienza, se tale è stata, che gli inquirenti (con il pm c’erano anche i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia) hanno però subito potuto inquadrare nella cornice oggettiva dei parziali ma illuminanti riscontri medico-legali.


PAROLE 
Ovviamente bisognerà poi correlare i dati scientifici anche agli altri elementi già emersi e da individuare, a cominciare dai filmati delle telecamere con i relativi orari (fra cui quello in zona industriale che potrebbe aver registrato i terribili attimi della coltellata mortale), per proseguire con i rilievi sulla Fiat Grande Punto (finora limitati solo a una sommaria ricognizione della polizia tedesca). In questo modo potranno essere messi in fila la prima aggressione a Vigonovo, la seconda e fatale esplosione di violenza a Fossò, l’occultamento del cadavere a Pian delle More tra Aviano e Barcis, la fuga dall’Italia alla Germania attraverso l’Austria. Ma intanto le parole di Turetta hanno un peso fondamentale. «Non parlerò né ora né dopo l’interrogatorio», ha avvertito i cronisti l’avvocato Caruso al suo ingresso a Montorio Veronese, al volante dell’auto con a bordo anche la collega Cornaviera. Così in effetti è stato, tanto che all’uscita un cordone della polizia penitenziaria ne ha protetto la silenziosa partenza, come del resto quella del pm Petroni. Ma potrebbero servire altre ore di interrogatorio, anche per capire se possa essere contestata la premeditazione. Nel frattempo il 21enne dovrà vedere la psicologa ogni 15 giorni, secondo quanto stabilito dal “Gruppo di osservazione e trattamento”: il prossimo colloquio sarà mercoledì.
 

Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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