Varata la nuova gondola del maestro d'ascia Gianfranco Crea

Lunedì 20 Giugno 2022 di Tullio Cardona
La gondola di Crea

VENEZIA - «Per costruire una gondola ci vogliono circa due mesi, al ritmo di 350-400 ore lavorative complessive». Parola del re del remo e altrettanto noto maestro d'ascia Gianfranco Vianello Crea, il quale nei giorni scorsi ha varato una nuova gondola, commissionata da Andrea Balbi, presidente dell'associazione Gondolieri.
La barca tradizionale, simbolo di Venezia, è stata realizzata nel cantiere dello stesso Crea, alla Giudecca, all'interno del complesso gestito dal consorzio Cantieristica Minore, dal 1996: uno spazio di tremila metri quadrati che si affaccia lungo la laguna sud. La gondola porterà il nome dei figli del suo titolare, ovvero Aurora, Syria, e Alessandro. Verranno incisi su tre targhette di metallo già predisposte, accanto alla matricola 067, ovvero il numero di licenza di Balbi.
Nulla viene lasciato al caso, dal momento che, oltre allo squerariolo il quale realizza l'intera imbarcazione, una gondola vede l'impegno di vari altri artigiani: il fabbro, il tappezziere, l'indorador, il falegname e chi realizza forcole e remi.

Nel caso di questa gondola, forcola e remo sono stati commissionati al remer Paolo Brandolisio, uno dei quattro specifici artigiani rimasti in città. Altrettanti sono gli squerarioli capaci di realizzare con sapienza ed esperienza una gondola nei loro cantieri.


RICHIESTE DALL'ESTERO
«Una gondola completa - prosegue Crea - costa mediamente dai 30mila ai 40mila euro ed ha una vita di 25 anni, se ben tenuta con la giusta manutenzione. Ogni squerariolo ne produce al massimo tre all'anno, perciò possiamo calcolare che ogni 12 mesi vengano prodotte una decine di nuove gondole, per la maggior parte commissionate e destinate ai gondolieri. Prima della pandemia ne venivano realizzate anche per amatori, ma adesso questi sono spariti. C'è richiesta dall'estero, seppur ridotta, per musei, esposizioni e appassionati».
Soprattutto in Germania, ad esempio, ben pochi fiumi o laghi sono privi di una gondola e di improvvisati gondolieri, che vogano perché amatori, oppure per denaro, come avviene sul fiume Pegnitz di Norimberga, fino ad arrivare agli specchi d'acqua d'oltreoceano. Si sa che in Brasile o in Russia le gondole figurano nei giardini come pregiati orpelli.
«La gondola di cento anni fa non esiste più - continua Crea - I veneziani hanno sempre coniugato la tradizione con il progresso. Almeno per rispetto bisogna rimanere nei parametri classici, ma è necessario adattare le nuove gondole alle situazioni ambientali: ora si abbassano i ferri da gondola di prua, perché sia possibile passare sotto i ponti in caso di alta marea. Insomma, bisogna preparare le gondole ad affrontare le esigenze della città e dell'ambiente. Tuttavia bisogna anche costruire queste barche con rispetto, perché deve essere una gondola e non qualcosa che le assomiglia».


UN SIMBOLO
«Per tutti i vecchi gondolieri, la loro barca era un pezzo di vita, un ritaglio della loro città. C'era perfino un cambio di parecio fra il giorno e la sera, perché il cliente fosse più comodo possibile. Spero che le nuove generazioni trattino le loro gondole con attenzione e quella considerazione dovuta ad una barca che ha attraversato i secoli, rappresentando Venezia».
La gondola di Balbi è filata subito fra le onde, benedetta da padre Fabio. Una splendida linea che si coniuga con l'eccellente manovrabilità. «Oggi si aggiunge una nuova creatura nei canali veneziani - ha commentato Aldo Reato, gondoliere lui stesso e ora consigliere comunale - Il varo di una gondola è sempre un momento commovente. Da qui incomincia il futuro, dal momento che la barca tipica veneziana in legno è il miglior strumento per tutelare la città. Bisogna però riprendere le scuole di mestiere e chiedere alla Regione di destinare contributi specifici alla loro costruzione. In questo versante mi sono già mosso e attendiamo a breve delle risposte dall'ente locale».
Ma dove vanno a finire le gondole morte o morenti? Qui andiamo incontro ad un mistero: un tempo il loro legno alimentava le fucine di Murano, ma oggi vengono vendute a basso prezzo ad appassionati che le restaurano o partono anch'esse per l'estero. Sì, ma non tutte. Venezia è piena di segreti, ed anche questo è il suo fascino.
 

Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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