Turisti fantasma a Venezia: quei 40 mila ospiti tracciati solo dai cellulari

Giovedì 21 Aprile 2022 di Nicola Munaro
VENEZIA Pienone di turisti dalla settimana prima di Pasqua
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VENEZIA - Ci sono circa quarantamila persone da trovare. O meglio, non solo loro da scovare ma i quarantamila letti che li hanno ospitati in centro storico nella notte di Pasqua, tra sabato e domenica scorsa. Letti che sulla carta non esistono ma negli effetti sì, secondo le rilevazioni della Smart control room, il cervellone elettronico che registra le presenze attraverso celle che agganciano i cellulari in città, più o meno con lo stesso meccanismo dei ripetitori delle compagnie telefoniche. Ed è su quei quarantamila letti fantasma che si concentra l’indagine congiunta aperta da polizia locale, questura e guardia di finanza. Perché quarantamila letti fantasma sono altrettante tasse di soggiorno evase e, poi, altrettanti guadagni non dichiarati. «Alla luce dei dati emersi - spiega il comandante della polizia locale, Marco Agostini - stiamo verificando dove abbiano dormito queste persone, che a Venezia c’erano nella notte tra sabato santo e Pasqua». 

Affitti in nero ai turisti a Venezia


Per capire serve fare un passo indietro: la Smart control room aggancia i cellulari attraverso delle celle distribuite nelle varie zone della città.

E domenica notte alle 4 (orario preso come punto di riferimento per i pernottamenti perché fascia oraria in cui la movida è terminata e i pendolari del giorno dopo non sono ancora arrivati) stando ai cellulari agganciati dalle celle della Smart control room hanno dormito in centro storico circa 106 mila persone, di cui 4 mila al Lido. Il dato - va detto per onor di verità - ha un margine d’errore, ma minimo, e nella sostanza non cambia le cose. A Venezia infatti ci sono circa 60mila posti letto tra hotel e appartamenti affittabili dai turisti, due forme di accoglienza che sono tracciabili dal momento che tanto gli alberghi quanto gli affittacamere e gli appartamenti inviano alla questura il cedolino con le generalità degli ospiti per tutti i controlli previsti dalla sicurezza. Insomma, i turisti che pernottano in città hanno nome e cognome conosciuto alle forze dell’ordine. Com’è possibile quindi che, fatta la tara sui residenti (i cellulari vengono agganciati ma attraverso un algoritmo vengono riconosciuti come veneziani e scartati dal cinto) e calcolato una forbice d’errore, la Smart control room abbia agganciato quarantamila cellulari in più? Alle 4 di notte? Il sospetto è che ci siano stati affari in nero, è questo l’obiettivo finale dell’indagine congiunta. La chiave di volta di un approfondimento il cui obiettivo è far emergere presunti guadagni in nero, potrebbero essere proprio le celle che alla Smart control room permettono di sapere quanti turisti ci sono in una zona del centro storico. I cellulari agganciati nella notte infatti - anche considerando qualche eventuale passante in calle - rendono una mappa ben precisa di quali zone stessero ospitando i turisti.  Partendo da quella mappa, e con un lavoro a ritroso, le forze dell’ordine andrebbero a caccia di strutture e appartamenti per verificare effettivamente quali avessero messo le disponibilità di alloggi sul mercato dell’accoglienza. Individuarli sarebbe il passo decisivo per poi acquisirne i registri contabili e ricostruire tariffario, offerte e - soprattutto - data di inizio dell’attività. Non solo uno scrupolo amministrativo perché l’orizzonte che si aprirebbe avrebbe anche risvolti penali: per ogni turista ospitato a dormire la struttura ha l’obbligo di versare la tassa di soggiorno al Comune e non farlo è un reato. Tutte strade ora percorse da un’indagine che parte da una certezza: a Venezia ci sono letti fantasma in centro storico.

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Ultimo aggiornamento: 16:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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