Stop ai negozi di paccottiglia, regolamento per difendere l'immagine di Venezia

Venerdì 8 Aprile 2022 di Marta Gasparon
Nel nuovo regolamento anche le modalità di esposizione della merce nelle vetrine dei negozi
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VENEZIA - Di precedenti, in Italia, non ce ne sono. Si tratta infatti del primo caso nazionale di limite alle vendite rispetto al vincolo culturale di un immobile. Più che un insieme di nuove misure per la regolamentazione del commercio, la delibera che l’assessore veneziano Sebastiano Costalonga ha presentato ieri a Ca’ Farsetti, sede del Comune della città lagunare, si preannuncia come una vera e propria rivoluzione. Un impianto dettagliato volto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale di alcune aree del centro storico. Un provvedimento che, una volta passato in Consiglio comunale e ottenuto l’accordo con Regione e Soprintendenza, potrebbe essere applicato in tempi rapidi, già prima della stagione estiva.

E i cui risultati – come auspicato dall’assessore stesso – si potrebbero constatare già entro la fine della legislatura.

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STOP

Per fronteggiare il dilagare di attività commerciali legate alla cosiddetta “paccottiglia” e bloccare quelle che aprono e chiudono in continuazione, alimentando furbescamente l’evasione fiscale, facendo concorrenza sleale a chi invece è rispettoso delle regole («una volta chiuse non potranno più aprire con la stessa merceologia»), l’assessorato al Commercio ha deciso di correre ai ripari, tutelando le attività storiche – e di qualità – attente a trasmettere le tradizioni secolari della città. Quelle artigianali e orientate a soddisfare le necessità degli abitanti locali. I pilastri su cui si fonda il nuovo regolamento sono due: i flussi e gli immobili sottoposti a vincolo culturale. I locali presenti cioè nelle zone di passaggio pedonale più intenso (le arterie cittadine che si popolano di turisti di giornata), nell’intero sestiere di San Marco o con affaccio su palazzi vincolati, potranno aprire solo se faranno parte di determinate categorie merceologiche. Nel caso invece di quelle già esistenti, dovrà essere rispettato un adeguamento in termini di impatto estetico e visivo. Insomma, modalità di esposizione e vetrine andranno riviste nell’ottica della tutela dell’immagine e dell’identità storico-architettonica di Venezia. Misure tra l’altro già previste dalla delibera di Consiglio comunale risalente al 2019, che all’epoca era stata però destinata soltanto all’area marciana e di Rialto. E proprio questa passata delibera sarà oggetto di una proroga, in modo da rendere omogenei i tempi dell’una e dell’altra. Perché anche la nuova delibera si svilupperà nella sua applicazione nell’arco temporale di tre anni, in modo tale da salvaguardare l’intero territorio.

La delibera del Comune è il primo caso di limite alle vendite legato agli immobili

LUNGO LAVORO

«Abbiamo lavorato a lungo – le parole dell’assessore -. Vogliamo cambiare faccia alla città per quanto riguarda il commercio». Nel dettaglio, quali le attività consentite e quali quelle impedite? Il primo caso riguarderà tutte le attività del settore alimentare, purché non si tratti di negozi di snack, patatine e bibite. Sì ai prodotti ortofrutticoli, nonché a macellerie, pescherie, attività artigianali di panificazione, pasticceria e gelateria. E ancora, librerie, gallerie d’arte e negozi d’antiquariato, arredamento e design, commercio e restauro di oggetti d’arte, articoli di numismatica e filatelia. Negozi specializzati che effettuino vendita esclusiva di prodotti quali: strumenti musicali e spartiti, tessuti, cartolerie, articoli sportivi, giocattoli, articoli medicali e ortopedici (e altro). Al contrario, non sarà consentito l’insediamento, anche per trasferimento, di quelle attività che non prevedono obbligatoriamente la presenza di un addetto, come lavanderie a gettone o locali attrezzati esclusivamente con apparecchi automatici per la vendita o somministrazione.

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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