Strage dei ragazzi a Jesolo, l'investitore trasferito da Musile. La rabbia delle famiglie: «Ci insultava dalla finestra»

Lunedì 31 Ottobre 2022 di Davide De Bortoli
Le vittime della strage
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MUSILE - «Il trasferimento di Marius Marinica è solo l'ennesimo contentino». Ne sono convinte Letizia Bellese, mamma di Eleonora Frasson, e Romina Ceccato, mamma di Riccardo Laugeni, i giovani che nel luglio del 2019 hanno perso la vita assieme a Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo, nell'incidente sulla Jesolana per il quale Marinica, 32 anni romeno, è stato condannato a otto anni.

Il trasferimento dall'appartamento di Musile è una misura che alcuni familiari dei quattro giovani avevano già chiesto in passato.

Al dolore si era aggiunta una circostanza che aveva pesato: Marinica (agli arresti domiciliari) fino a sabato abitava nello stesso paese, a poche centinaia di metri dalle case della maggior parte delle famiglie delle vittime. Una situazione che aveva creato un crescendo di tensione e gli anni scorsi la rabbia era aumentata. «Ci aveva fotografate e sembrava ci avesse insultate anche se non avevamo capito di preciso cosa dicesse sbotta Bellese - ero in coda alla filiale di una banca per fare delle commissioni con Milena Smaniotto, madre di Leonardo, e ci siamo accorte che era sul terrazzo e usava il telefonino».

LA RABBIA

Le due mamme, come molti musilensi, sapevano che abitava in quell'appartamento. «Purtroppo quello che conta è che i nostri ragazzi sono al cimitero e lui si fa la sua vita continua Bellese - con tutta probabilità sarà alloggiato da un parente o da un familiare. Almeno non respira la stessa aria che respiriamo noi, ma il dolore rimane. E anche la sua pena è un bell'esempio negativo. Dimostra che con una corsa in auto che porta alla morte di quattro persone te la cavi con gli arresti domiciliari. Non ci è stato comunicato neppure il suo trasferimento, e viene anche il dubbio che possa scappare». «Ti solleva un po' sapere che non è qui precisa Romina Ceccato non è accettabile, però, ricevere solo l'ennesimo contentino, sembra un'altra presa in giro. Durante il processo non ha mai manifestato segni di pentimento, il suo difensore una volta ha detto che non ha più lacrime per piangere, ma noi di lacrime ne abbiamo ancora. Ora penserà che nessuno gli può più a rompere le scatole e in futuro, probabilmente, godrà di altri permessi o agevolazioni per buona condotta. Poi, però, non lamentiamoci di trasmettere un messaggio negativo ai ragazzi: fai quello che ti pare tanto poi finisce così anche se corri in auto, se ti droghi, se fai casino in piazza». «Altra cosa - continua Ceccato - che ci dà fastidio è dovere sempre alzare un polverone per far capire che quattro famiglie con un lutto così grande, chiedono di cambiare la legge: uniamo le forze. serve una pena valida e credibile, chi ha sbagliato paghi. Domani, nel giorno dei morti, andremo a trovare i nostri ragazzi al camposanto, mentre lui starà tranquillo».
 

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