Rider pagati sempre meno, strangolati tra bengalesi e pakistani: «Fermate il “caporalato” che ci rende schiavi»

Martedì 3 Ottobre 2023 di Fulvio Fenzo
Il gruppo dell’“Italia Rider association” di Mestre

MESTRE - Li vedi sfrecciare in bici o in moto (più in bici, perché adesso il carburante costa un occhio) per arrivare da una parte all’altra della città, e consegnare le pizze o i pasti ancora caldi senza perdere un minuto, conservati nello zaino o nel bauletto agganciato al portapacchi. Solo a Mestre sono circa 200, da studenti appena diplomati a quarantenni (e anche più) con famiglia, che si sono aperti la Partita Iva per essere inquadrati come lavoratori autonomi a servizio di piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo. Un’ordinazione del cliente ad un locale e loro scattano per andarlo a prendere e recapitarlo a domicilio. Il tutto per sempre meno euro: «Erano tra i 5 e i 6 euro lordi un anno fa, ma ora siamo qui a Mestre siamo scesi a 3 euro e 60 cent.

Sempre lordi ovviamente. E la colpa è nel “caporalato” che si sta diffondendo, danneggiando i rider onesti, i ristoratori ed anche i clienti».


CORSA AL RIBASSO
Giovanni Passino è il segretario dell’“Italia Rider association”, una “associazione di promozione sociale” regolarmente registrata all’Agenzia delle Entrate, che si è costituita nella primavera scorsa proprio qui in città. «Siamo in una trentina di ragazzi, di tutte le nazionalità - spiega -. La nostra è un po’ un’“associazione di mutuo soccorso e solidarietà” tra i rider, perché non tutti sanno come muoversi dal punto di vista fiscale o in caso di danni in un incidente, ma abbiamo fatto convenzioni con i meccanici per le riparazioni di bici e moto». La situazione, però, è sempre più critica. «Siamo strangolati da una specie di “caporalato” tra i rider bengalesi e pakistani - prosegue Passino -. I controlli su chi effettivamente lavora sono insufficienti, così ci sono alcuni nostri colleghi che “affittano” i cellulari e gli zaini ai loro connazionali, chiedendo una percentuale che va dal 20 al 40 per cento». E accade regolarmente che questi accettino di fare consegne a compensi sempre più bassi, avvelenando il mercato, portandosi a casa non più di un paio di euro lordi (perché c’è da versare il “pizzo” al caporale) per ogni ordine recapitato per il quale si impiega non meno di una ventina di minuti. Il tutto mentre, a livello teorico, oggi il compenso orario per un rider dovrebbe essere di 11 euro lordi l’ora. E, infatti, fino ad un anno fa ogni “chiamata” da mezz’ora di tempo a Mestre era pagata tra i 5 e i 6 euro.


«Le differenze sostanziali sono che noi regolari, da contratto, possiamo rifiutare di fare una consegna se la tariffa è troppo bassa o richiede troppo tempo - sottolineano dall’associazione dei rider mestrini -, mentre loro “prendono” tutto. Ma questa gente, che si accontenta di pochi euro da mandare alle famiglie nei loro Paesi, non è in regola con niente: non sono assicurati se fanno un incidente e, questo devono saperlo anche i clienti, non hanno fatto i corsi obbligatori Haccp sul trattamento degli alimenti né quelli per la sicurezza stradale». 


IL TRUCCO 
Per sostituirsi al rider che è regolarmente registrato nella maggioranza delle piattaforme basta dunque scaricare la App e farsi passare la password dell’account. Ma, tra i nuovi schiavi del “caporale” di turno, ci sarebbe pure chi riesce a farsi dare anche un paio di “identità”, arrivando a gestire contemporaneamente quattro consegne invece delle due per volta che le piattaforme consentirebbero ad ogni singolo rider. 


«Solo la piattaforma Just Eat ha un manager che controlla i suoi rider - riprendono dall’associazione -. Nei mesi scorsi abbiamo già denunciato la situazione ai carabinieri e sono stati fatti dei controlli che, però, non sono continuati. Chi lavora sotto caporale rischia 600 euro di multa, e il caporale una denuncia penale, ma non ci risulta che abbiano mai controllato la mancanza dei corsi Haccp. In Francia sono le stesse piattaforme a bloccare chi non è in regola, ma qui non avviene. E chi è in regola e vive di questo lavoro, adesso sta ci sta rimettendo».

Ultimo aggiornamento: 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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