Pio X, il Papa di Riese che "difese" la Chiesa da re e imperatori

Lunedì 13 Febbraio 2023 di Alberto Toso Fei
Papa PioX ritratto da Matteo Bergamelli

"Vivo o morto tornerò a Venezia", aveva profetizzato l'allora patriarca Giuseppe Melchiorre Sarto nel salire sulla gondola, primo passo di un viaggio verso Roma e il conclave che - in quell'estate del 1903 - lo vide salire al soglio di Pietro col nome di Pio X. Lo fece per davvero, nel 1959, quando il suo corpo - alcuni anni dopo la canonizzazione - tornò a Venezia grazie a un altro Patriarca divenuto papa e santo, Giovanni XXIII, che intese così ottemperare alla profezia prima della definitiva sepoltura nelle grotte vaticane.
Ricordato soprattutto per la redazione di un catechismo "moderno" (il Catechismo Maggiore, detto comunemente "di Pio X") fu un interprete intransigente dell'ortodossia della dottrina cattolica e arrivò a condannare un certo modernismo teologico che fu successivamente inevitabile, ma nello stesso tempo liberò il corpo secolare della chiesa da un retaggio medioevale che vedeva ancora re e imperatori poter dire la loro sull'elezione dei pontefici. Eppure non fu un fine teologo o un uomo di curia. Nemmeno un diplomatico. La sua formazione precedente al pontificato fu anzi esclusivamente pastorale.
Giuseppe Melchiorre Sarto nacque come cittadino dell'impero austriaco a Riese (oggi Riese Pio X, in provincia di Treviso) il 2 giugno 1835, secondogenito dei dieci figli di Giovanni Battista Sarto - fattore e messo comunale per l'amministrazione asburgica - e della sarta Margherita Sanson.

A quindici anni, dopo aver ricevuto la tonsura, entrò nel seminario di Padova grazie a una borsa di studio ottenuta tramite l’allora patriarca di Venezia Jacopo Monico, suo compaesano.
Ordinato sacerdote nel 1858, per una decina d’anni svolse le mansioni di Cappellano nella parrocchia di Tombolo, nel padovano. Nel 1867 (col territorio nel frattempo entrato a far parte dello stato italiano) divenne arciprete a Salzano e nel 1875 canonico della cattedrale di Treviso. Il 10 novembre 1884 fu nominato vescovo di Mantova e nel 1893 patriarca di Venezia, carica che assunse dopo diciotto mesi di attesa per il rifiuto di ratifica del governo italiano, che asserì come la nomina spettasse al re, e che Sarto era stato scelto su pressione dell’impero austro-ungarico.
Dieci anni più tardi il copione si ripeté, questa volta - involontariamente - a suo favore: il candidato più probabile al papato, nel conclave del 1903, era il segretario di Stato Mariano Rampolla, che fu colpito però dal veto posto dall’imperatore Francesco Giuseppe, in funzione di un antico privilegio accordato ai sovrani cattolici. Giuseppe Sarto, divenuto Pio X, scelse come motto “Instaurare omnia in Christo”, e come simbolo il leone alato della “sua” Venezia. Tra i primi atti del suo pontificato, vi fu proprio l’abolizione del veto dei sovrani, lo stesso grazie al quale era diventato papa.
Consapevole della sua inesperienza diplomatica e dei suoi limiti formativi, si attorniò di collaboratori molto competenti: in primis il giovane monsignore spagnolo Rafael Merry del Val. A modo suo, pur essendo intransigente sotto il profilo della dottrina, Pio X - assieme alla riscrittura di un catechismo più adatto a tutti - aprì alla partecipazione politica dei cattolici, fino a quel momento vietata, e nominò il primo cardinale sudamericano della storia, il brasiliano Joaquim Arcoverde Cavalcanti.
Tra gli aneddoti del suo pontificato si narra quello relativo al tango, il sensuale ballo argentino per il quale da Parigi giunse la richiesta di interdizione. Sarto fece eseguire un tango da una coppia di ballerini in privato, e si narra che alla fine dell’esibizione esclamò: “Mi me pàr che sia più bèlo el bàlo a la furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàlo!”. E dispose la revoca delle sanzioni richieste. Nel 1912 - con l’inaugurazione del nuovo campanile di San Marco dopo il crollo del vecchio, qualche mese prima della sua elezione - fu realizzato un “collegamento telefonico sperimentale”, con il quale fu fatto ascoltare a Sarto il suono delle nuove campane da lui stesso donate.
Melchiorre Giuseppe Sarto si spense a Roma il 20 agosto 1914, a prima guerra mondiale appena iniziata. Fu beatificato nel 1951 da Pio XII e proclamato santo tre anni più tardi.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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