PADOVA - La Cgil veneta torna alla carica sulla questione dell'applicazione della 194, cercando però questa volta di slegarla dalla vicenda di Giulia, la donna padovana di cui il sindacato si era fatto portavoce denunciando un'odissea tra telefonate e ospedali, poi smentita dalla Magistratura e dall'assessore regionale alla sanità Luca Coletto. «Non siamo stati noi a chiedere l'intervento della magistratura. La nostra non era una denuncia a carattere giuridico ma politico: abbiamo raccontato la vicenda per sollevare un problema che esiste e chiedere alla Regione di intervenire», commentano le segretarie regionale Elena Di Gregorio e provinciale di Padova Alessandra Stivali, che presentano gli ultimi dati Istat (relativi al 2015) sui tempi di attesa fra il rilascio della certificazione e l'intervento. «La media italiana è 8,3% e il Veneto è fanalino di coda con il 23,8% di casi di attesa superiori alle tre settimane. Peggio di noi solo Calabria e Umbria. L'allarme, secondo il ministero, scatta proprio quando si va oltre questo tempo di attesa».
Sulla vicenda di Giulia, l'accusa della Cgil è di scarsa sensibilità da parte della Regione: «L'archiviazione non determina falsità commenta Stivali -, e a noi non risulta che alla prima telefonata Giulia avesse ricevuto un appuntamento nei tempi previsti per procedere all'Ivg. Si è andati a colpire una donna molto coraggiosa che non aveva voluto mettere la sua storia in mano alla magistratura, dimenticando che quattro settimane di attesa sono comunque tante, in una fase psicofisica delicata»...
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