Quindicenne in coma, la madre:
«Lo hanno drogato a sua insaputa»

Martedì 26 Novembre 2013 di Monica Andolfatto
Quindicenne in coma, la madre: «Lo hanno drogato a sua insaputa»

MESTRE - «Quel locale deve essere chiuso.

Poche ore dopo che mio figlio era stato soccorso già in coma all’ingresso, c’erano delle persone che stavano attrezzando il capannone per un’altra festa.

Com’è possibile una cosa del genere? Soprattutto considerando che il sabato precedente, come mi ha confermato la polizia, altri giovanissimi erano stati trasportati in ambulanza al pronto soccorso per abuso di alcol e una tredicenne addirittura per aver assunto la stessa sostanza risultata dalle analisi del sangue di mio figlio».

Una sorta di anfetamina, tipo ecstasy, quella che ha quasi ucciso il quindicenne di Jesolo, stramazzato a terra davanti al club di via della Crusca dove era andato insieme a una decina di amici per partecipare a una serata organizzata da privati e ricoverato all’Angelo in condizioni critiche alle cinque e mezza di domenica mattina. Adesso è caccia allo spacciatore o al gruppo di spacciatori.

«È ancora in terapia intensiva - prosegue la madre - ma domani (ndr. oggi) lo dovrebbero trasferire nel reparto di medicina. Non è ancora del tutto lucido e non si ricorda nulla di quanto accaduto. Stava ballando e poi si è risvegliato in ospedale. Agli agenti del commissariato di Mestre che lo hanno sentito con me ha ripetuto che lui non ha preso niente, che aveva bevuto solo un gin lemon e niente più. Io sono convinta che qualcuno quella schifezza gliel’ha fatta bere a sua insaputa. Mio figlio - continua - è un bravo ragazzo, che va bene a scuola, e che con la droga non ha nulla a che fare. Non era la prima volta che andava in quel maledetto locale. Con i suoi amici, alcuni anche maggiorenni, aveva preso l’autobus poco prima delle otto di sabato sera e sarebbe dovuto tornare alle sette del mattino, perché il primo bus per il rientro è verso le sei. Può sembrare troppo per quindicenne? Ma io so che di mio figlio posso fidarmi e anche delle persone che frequenta anche se lo hanno lasciato solo. Non era mai successo alcunché. Non auguro a nessuno di provare quello che ho vissuto quando i poliziotti sono venuti a casa, buttandomi giù dal letto».

«L’ispettore con cui ho parlato mi ha assicurato - conclude - che la denuncia dei responsabili scatta d’ufficio ma io ho intenzione di rivolgermi anche ai carabinieri perché certa gente va fermata. Infine desidero ringraziare di cure gli operatori del Suem che hanno salvato mio figlio, intervenendo subito e in maniera professionale, così come i medici dell’ospedale di Mestre. Senza di loro non so se avrei potuto riabbracciare mio figlio».

Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 07:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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