Ciclista 15enne apripista nelle cause civili contro le rotaie del tram: Comune alle corde

Lunedì 9 Dicembre 2019 di Gianluca Amadori - Elisio Trevisan
I vigili urbani e i tecnici del tram sul luogo di uno degli incidenti verificatisi in questi anni di attività del convoglio rosso
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Oggi ha 25 anni e da Comune e Avm aspetta 100mila euro per i danni subiti in seguito a una caduta in bici sulle rotaie del tram avvenuta nel 2009 quando aveva quindici anni e quando il servizio di trasporto non era ancora stato inaugurato ma le rotaie c’erano eccome.
È la prima sentenza di questo genere che dà ragione al cittadino e torto all’Amministrazione e potrebbe essere un precedente micidiale come afferma l’assessore alla Mobilità Renato Boraso: pronunciata dal Tribunale civile di Venezia, è una novità perché fino a ieri tutti i ricorsi venivano respinti (ne riferiamo a pagina 11 del fascicolo nazionale).
 
Per il giudice Tonino Giordan, invece, la rotaia del tram è pericolosa, e quel pericolo non è adeguatamente segnalato; e la colorazione rossa della corsia non è «sufficiente a segnalare un grave pericolo, sussistente tutte le volte in cui si tenta di attraversare il binario». Il fatto, poi, che il Comune fosse consapevole del rischio, aggrava ulteriormente le cose: nella sentenza, infatti, si legge che la divulgazione di volantini nei quali i cittadini venivano invitati a fare particolare attenzione, «va ad aggravare la responsabilità del Comune», che avrebbe dovuto «agire ben più efficacemente, financo chiudendo al traffico delle biciclette quel tratto di strada».
STRAVOLTA LA STORIA
Per Boraso «è una sentenza clamorosa che rischia di cambiare completamente lo scenario, anche economico, perché ci sono centinaia di casi simili e quindi di altre possibili sentenze». Però questo caso risale a quando il tram ancora non funzionava, c’erano solo le rotaie. «Non cambia, i giudici respingevano le richieste di danni prima dell’entrata in funzione del tram perché i cantieri erano segnalati - ricorda Boraso -, e le respingevano dopo perché la tranvia era segnalata da altri cartelli». Gli incidenti, gravi e meno gravi, sono però stati moltissimi. «Una marea. Ricordo una signora caduta con la bici in via Ca’ Rossa sulle rotaie, riportò doppia frattura a spalla e gamba ma non ci fu niente da fare. Nel 2009, da consigliere comunale, feci un’interpellanza al Comune per sapere quanti fossero i contenziosi aperti. Ce n’erano già 350 e chiaramente non tutti denunciavano, quindi gli incidenti sono stati molti di più». E da allora ad oggi saranno cresciuti ancora. «Sicuro, ma i cittadini hanno fatto di necessità virtù e hanno imparato, a proprie spese, a stare attentissimi quando transitano per le strade del tram. Se, poi, ci aggiungiamo le nuove piste ciclabili realizzate nel frattempo, come quella in via Rielta parallela a via San Donà, e quelle in via Tina Anselmi (la ex Vallenari bis), la gente prende le strade alternative e il numero degli incidenti è diminuito moltissimo».
L’ERRORE PIÙ GRANDE
Da consigliere comunale lei ha combattuto a lungo contro la realizzazione di questo tipo di tram perché lo giudicava sbagliato in una viabilità come quella mestrina: a parte non costruirlo, si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare l’ecatombe di infortunati? «Non ho mai digerito il fatto che, approfittando dei cantieri aperti e delle strade sventrate, si siano rifiutati di costruire la pista ciclabile completa da Favaro fino a piazzale Cialdini. Avrebbe evitato la maggior parte dei sinistri». Cosa farà ora il Comune? «Dovremo procedere con una verifica, assieme ad Avm, per capire quanti sono i contenziosi ancora in piedi e quanti potenzialmente possono concludersi con una condanna di Comune e Azienda. Temo siano ancora tanti e dovremo capire come muoverci, anche se Avm è assicurata. Quand’ero consigliere non volevo il tram, come molti altri mestrini, ma ora ho il dovere e la responsabilità di farlo funzionare al meglio ed evitare dissesti finanziari».
Gianluca Amadori
Elisio Trevisan
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Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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