MESTRE - Una città senza pace. Di notte di sicuro.
LE REAZIONI
Il nuovo recinto è quello del condominio delle Ferrovie tra via Dante e via Bainsizza, uno dei luoghi più martoriati dalla piaga della droga nel quartiere. Ed è l’ultimo di una lunga serie, che recentemente ha visto arrivare anche la doppia cancellata a chiudere il varco tra via Piave e via Col Moschin e pure la grata lungo via Venezia per evitare i raid sul parcheggio di fronte alla stazione. «Metterei i cancelli anche sul sagrato, se si potesse», dice don Marco Scaggiante, parroco di Santa Maria di Lourdes. «Non è fattibile dal punto di vista logistico, si impedirebbe il passaggio – spiega –. Ma ci vorrebbero proprio per ripararsi da tutto quello che succede». Anni fa una scelta analoga era stata fatta dai frati Cappuccini e la notizia aveva fatto il giro dei telegiornali nazionali, se non altro perché chiudere lo spazio antistante la chiesa diventa un fatto simbolico. «La gente tira su cancelli per sopravvivenza, questa è legittima difesa – prosegue don Scaggiante – Tutti i giorni ne succede una. Sono stato via per qualche giorno e mi hanno fatto l’elenco di cos’è successo. Giusto l’altra notte l’ennesima zuffa. Purtroppo ormai la malvivenza e il degrado si stanno allargando a macchia d’olio». L’estate nel rione Piave è calda non solo per le temperature roventi. Per strada i residenti e i negozianti solidarizzano con chi mette i cancelli. «È la difesa estrema quando non si vedono alternative. La situazione è gravissima, come si fa a non essere d’accordo?».
I CONTRARI
«Capisco chi si rinchiude in casa per proteggersi, perché l’esasperazione è alle stelle, ma non può essere questa la soluzione – afferma Fabrizio Preo, volto storico del Gruppo di lavoro della zona, tra i fondatori, una dozzina d’anni fa, della cena di quartiere da poco replicata con successo –. I cittadini fanno così perché sentono di doversi arrangiare, ma di questo passo stiamo arrivando all’apartheid. Ho amici che non mi vengono più a trovare perché hanno paura a frequentare un quartiere blindato. Ringrazio le forze dell’ordine, ma bisogna lavorare sulle comunità, la comprensione e l’integrazione». Secondo Preo oltre alla repressione è necessario fare di più sul fronte della prevenzione: «È mai possibile che arrivino tutti a Mestre, anche da altre città? Alcuni consumatori li conosciamo bene. Come la giovane che fa da mediatrice: vendendo cinque dosi, dai pusher ha quella gratis per lei… Questa è una fotografia emblematica di cosa sia il rione Piave».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout