MESTRE - Ieri Tigotà, oggi Poké Factory. La distanza è di poche centinaia di metri, perché sempre nel pieno centro di Mestre siamo. Il primo in via Carducci, il secondo in calle Legrenzi, cioé quello che dovrebbe essere il cuore della "movida" mestrina. Tigotà, la catena di punti vendita per la cura della persona e della casa, ieri aveva denunciato pubblicamente il degrado della zona e la paura che vivono quotidianamente le commesse nell'uscire dal negozio, seguite e importunate da sbandati che stazionano stabilmente nella zona. E oggi si aggiunge l'addio definitivo del locale dedicato al poké (una specie di insalata esotica composta da almeno quattro elementi) che aveva aperto poco più di un anno e mezzo fa. I conti andavano male? Forse non andavano benissimo, ma il motivo principale è un altro: «Almeno tre furti e rapine negli ultimi due mesi, la paura di aprire per l'ennesima minaccia a siringa puntata in faccia, e il non poter far aprire o chiudere a ragazze sole».
LA RAPINA
«È successo meno di un mese fa - raccontano in un altro locale di calle Legrenzi -.
L'ADDIO
É stato Mattia Acchioni, ideatore e fondatore della catena Poké Factory che conta un'altra decina di locali da Padova (il primo ad essere stato aperto nel 2019) a Treviso, ma anche a Riccione, Modena e Roma, a confermare la motivazione del rapido addio a Mestre del Pokè che, nei progetti, doveva "essere svago da sabato sera ed intrattenimento con gli amici". Non è andata evidentemente così, ma per motivi che, nel posto scelto per aprire, mai si sarebbero aspettati. «Da dopo il Covid abbiamo assistito ad un peggioramento esponenziale della situazione in città - confermano ancora dai locali vicini all'ormai ex Poké Factory -. Quando c'è gente si lavora bene, sia chiaro, perché la folla tiene distanti certi personaggi. Ma quando non ci sono tanti clienti allora questi si rifanno vivi: chiedono soldi, si siedono ai tavoli portandosi dietro la loro roba da mangiare o da bere, rubano qualsiasi cosa trovano in giro. Siamo costretti a metterci fuori dal locale per tenere d'occhio la situazione ma, appunto, quando si tratta di farli spostare, rischi di venir minacciato con un coltello. E allora non resta che chiamare la polizia... Ma così, davvero, non si può lavorare». E il primo ad alzare bandiera bianca è stato il Poké.