C'è un racket a gestire borseggiatori e mendicanti a Mestre e Venezia

Domenica 9 Luglio 2023 di Elisio Trevisan
C'è un racket a gestire borseggiatori e mendicanti a Mestre e Venezia

VENEZIA - Mendicanti, falsi sordomuti, borseggiatrici, scatolettisti, venditori abusivi di grano per i colombi che invadono ad ondate Venezia e Mestre hanno tutti o quasi tutti, un particolare in comune: sono gestiti dai “protettori”, dai racket della povertà.

Sembra siano liberi perché non sono sottoposti alle convenzioni sociali del lavoro, del conto in banca, dei debiti, delle rate per l’auto ma in realtà sono più schiavi di altri. Quel che incassano rubando, chiedendo la carità, pretendendo soldi per fantomatiche associazioni di sordomuti, gestendo il gioco delle tre scatolette e qualsiasi altra attività possano inventarsi, lo devono versare ai gestori del racket. Fino ad una certa quota quel che entra loro in tasca, esce per pagare il diritto al posto, alla “protezione”; e solo dopo aver saldato quel conto possono tenersi il resto. Per stare a San Marco e dintorni si paga il massimo, e la tariffa scende man mano che ci si allontana dal centro storico, ed è ancora più bassa in terraferma a Mestre. Per lavorare nell’area Marciana, però, bisogna essere bravi e in forma, altrimenti non si riesce a racimolare la tariffa per i protettori e non resta niente per sè e per l’eventuale famiglia lasciata in patria. Le associazioni come i Cittadini non distratti che, con costanza e a rischio personale, filmano e denunciano le borseggiatrici incidono, dunque, solo in piccola parte sul fenomeno perché i padroni del giro sono lontani e hanno i propri guardiani in città che controllano che tutto funzioni e, se serve, minacciano i residenti, oltre a tenere in riga gli schiavi. Se qualche borseggiatrice o mendicante diventa troppo esposto viene fatto sparire e sostituito con altri. Tempo fa, ad esempio, per periodo i finti sordomuti erano scomparsi dalle chiese e dalle entrate dei monumenti, dopo aver esagerato minacciando e aggredendo un parroco: tanto per far calmare le acque sono stati lontani per un po’, e poi sono tornati a truffare turisti. Nei paesi dell’Est da dove principalmente provengono tutte queste persone ci sono addirittura dei mercati locali dove si vendono esseri umani: le organizzazioni criminali li acquistano per destinarli alle attività che ritengono più confacenti. Gli storpi, ad esempio, vengono mandati a chiedere l’elemosina e più sono deformi più valgono, senza una mano, senza un braccio, e più ancora se gli mancano entrambe le gambe, in modo da suscitare compassione nei passanti che, però, sono sempre più indifferenti o semplicemente hanno intuito che, dando soldi a loro, sostengono le organizzazioni che li sfruttano. Non c’è nessuna vera pietà per queste persone che, d’altro canto, piuttosto che rimanere in patria a patire la fame, accettano di venire ingaggiati dalle organizzazioni malavitose, almeno all’estero, qui in Italia nelle città turistiche, un pasto lo avranno sempre. E magari riescono anche a mandare a casa soldi per la famiglia che li ha venduti. Come per il mercato della droga, insomma, nessuno dei protagonisti è libero: i tossicodipendenti sono schiavi delle droghe che assumono, ma anche gli spacciatori che li riforniscono sono gestiti dalle organizzazioni criminali che muovono la droga da una parte all’altra del mondo, la producono e la smerciano. E quando i mendicanti si mescolano agli sbandati, ai senzatetto, ai poveri locali e chiedono un pasto alle mense cittadine, sono quasi sempre parte di un’organizzazione che li sfrutta e di conseguenza sfrutta anche le organizzazioni umanitarie dei volontari che aiutano i bisognosi, così gli aiuti vanno in parte sprecati e contribuiscono ad arricchire i criminali. 

Ultimo aggiornamento: 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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