Mestre. Lucia vende lo storico bar Cucciolo in via Piave: «Qui è cambiato tutto, prima c'erano 115 attività italiane»

Domenica 21 Gennaio 2024 di Filomena Spolaor
Lucia vende lo storico bar Cucciolo in via Piave: «Qui è cambiato tutto, prima c'erano 115 attività italiane»

MESTRE - È quasi una persona di famiglia per gli abitanti del quartiere. «Volevo un locale che ricordasse una caffetteria, più che un bar vero e proprio» racconta Lucia Niero dentro "Al Cucciolo", il bar-caffè che gestisce da quarant'anni, ormai un'istituzione in via Piave.

Sulla vetrina, accanto al cartello con il disegno di un cane che recita "Io qui posso entrare per amore e per legge", da qualche giorno è comparso anche quello "Vendesi attività".

PUNTO DI RIFERIMENTO

«Chiudo per una questione di età dice Lucia -, vado in pensione. Sto incontrando persone interessate ad acquistare il locale». Aperto il 14 gennaio del 1984, qui gira poco alcol, i liquori sono quelli necessari a dare un tocco eccentrico alla bevanda principale - il caffè, appunto - e al mondo che gli gira intorno: conversazioni piacevoli, una padrona di casa affabile, il "relax" affidato a un numero ridotto di tavolini. Non mancano caramelle e cioccolatini selezionati tra le marche migliori, quelle che ancora oggi, come agli inizi del Novecento, spiccano per le scatole di latta decorate con fiori dai colori pastello.
«Quando ho rilevato la licenza racconta Lucia , questo locale era un bar e aveva un aspetto misero. Ho voluto che nell'insegna ci fosse la parola "caffè" e riprendesse lo spirito delle origini; negli anni Cinquanta, infatti, qui c'era una torrefazione».

UNA VITA DI LAVORO

Lucia Niero è nata a Spinea nel 1953. Ha cominciato a lavorare come commessa in un negozio di tessuti, in una merceria, in uno studio dentistico e da Colussi a Venezia. Poi ha deciso di mettersi in proprio. «Ho visto questo locale, al civico 78 di via Piave, e decisi di aprire una caffetteria , anziché una pasticceria o una gelateria, in considerazione degli orari spiega . La caffetteria, di sera, chiude alle otto. Mi ero separata e qui ho incontrato il mio secondo marito, un signore bavarese che viveva in Italia da molto tempo. Negli anni '80 in via Piave si contavano 115 attività commerciali italiane: dalla cartoleria alla gastronomia, negozi di abbigliamento, scarpe e borse, articoli sportivi, per bambini, profumerie. La gente camminava ed era piena di vita».
Poi negli anni Novanta l'area della stazione si è trasformata in una zona di spaccio. «Il quartiere circonda due snodi importanti del territorio sottolinea Lucia -, la stazione dei treni e il porto di Venezia. Quando la presenza di spacciatori e tossicodipendenti si è intensificata, le famiglie si sono trasferite e nel tempo gli anziani sono mancati». Negli anni Lucia ha assistito ad accoltellamenti, risse, arresti e perquisizioni, ma nessun individuo pericoloso è mai entrato nel suo locale. «Molti commercianti arrivano dai paesi asiatici con agevolazioni - conclude Lucia , la liberalizzazione delle licenze ha portato all'anarchia totale».

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