La grande fuga dei medici svuota gli ospedali delle Ulss veneziane

Giovedì 4 Agosto 2022 di Maurizio Dianese
La grande fuga dei sanitari dagli ospedali pubblici
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VENEZIA - C’è chi se ne va e chi non vede l’ora di andarsene. E ormai i medici non aspettano nemmeno l’età della pensione, mollano tutto dalla sera alla mattina. Basta turni massacranti, basta stipendi da fame. E soprattutto basta contenziosi continui con le assatanate agenzie specializzate in “malasanità”. 
 

LE CIFRE
A decine se ne vanno da tutti gli ospedali del Veneto. Un male oscuro minaccia la categoria. Tant’è che tra il 2019 ed il 2021 ben 1.582 medici e 2.613 infermieri hanno dato le dimissioni. Una parte è stata reintegrata con nuove assunzioni, ma ci sono ancora 1.117 posti vuoti, da riempire con nuovi assunti. Peccato che i neolaureati non abbiano alcuna intenzione di farsi assumere nel pubblico. Del resto basta dare un’ occhiata al sondaggio condotto dalla Cimo, il sindacato degli ospedalieri, assieme alla Regione Veneto, si ricava che solo l’11,4% dei medici ospedalieri veneti, potendo scegliere, continuerebbe a lavorare in un ospedale pubblico.
Il 35,5% vorrebbe fuggire all’estero, il 22,5% sogna la pensione, il 16,4% preferirebbe lavorare in una struttura privata ed il 14,2% sta considerando la possibilità di dedicarsi alla libera professione. Addirittura, il 24,2% è pronto ad appendere il camice bianco al chiodo e scegliere un’altra professione. Insomma la categoria dei camici bianca è preda di un male oscuro, che sembra aver colpito vecchi e giovani dottori. 
 

LE COOP E I FUGGITIVI
E così ci sono interi reparti ospedalieri costretti ad assicurare solo le prestazioni ambulatoriali, ricoveri zero. E tanti, per non dire tutti, i Pronto soccorso del Veneto, restano aperti solo “grazie” ai medici delle cooperative esterne, che arrivano a guadagnare 100 euro lordi all’ora contro i 40 di chi è assunto in pianta stabile. 
«Bisogna fare l’impossibile per non far scappare quelli che ci sono” - riassume Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Venezia e segretario del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri. Perché il problema vero non è nemmeno quello dei medici che stanno scappando dagli ospedali – ma lo stesso succede per i medici di base – il dramma è che i neo laureati spesso scappano prima ancora di iniziare. Tant’è che ce n’è un buon 20 per cento fra quelli che stanno facendo i tre anni di specializzazione-tirocinio per diventare medici di famiglia, che abbandona prima di arrivare alla fine del percorso. 
Ecco perché val la pena di analizzare con calma quel che sta succedendo nella sanità veneziana: ma non va meglio dalle altre parti, ovviamente, o nelle altre regioni. Semmai peggio. E paartire da un dato: oggi in Veneto ce ne sono 68, uno ogni 8 mila abitanti. Ha senso? 
 

DOLO
Partiamo da Dolo: nel giro di due anni ha perso di fatto Cardiologia e Ostetricia-ginecologia, Pediatria e Gastroenterologia, mentre il reparto di Ortopedia sta ballando sul Titanic dopo l’abbandono del primario. Vuol dire che questi reparti continuano a fare attività ambulatoriale, ma non possono ricoverare perchè non hanno personale sufficiente a coprire i turni. In compenso Dolo ha appena stato inaugurato un mega Pronto soccorso, degno di New York che, però, è destinato a lavorare a mezzo servizio visto che non ci sono medici e già adesso sta in piedi solo con le cooperative esterne. 
 

MIRANO
Ed ecco Mirano, l’eterno rivale di Dolo. Le situazioni critiche sono in Rianimazione, Medicina e ovviamente al Pronto soccorso. In tutti e tre i casi stanno tamponando con medici delle cooperative esterne. E poi sono in sofferenza Radiologia e il Centro trasfusionale dove in organico sono teoricamente previsti 6 medici, ma attualmente ce ne sono solo 2. E poi c’è Dermatologia, che è sempre stata un buonissimo reparto, ma è in difficoltà da quando il primario se n’è andato. 
 

SAN DONA’
Non va meglio a San Donà, dove sono in grande sofferenza Ostetricia-ginecologia, Pediatria e come al solito il Pronto soccorso dove tutti i codici bianchi sono gestiti dalla cooperativa esterna. Qui poi si registra il caso di un medico che si licenzia come dipendente e rientra in Rianimazione come medico della cooperativa esterna. Perchè? Lavorando meno della metà, guadagna più del doppio. Del resto ormai i medici delle cooperative esterne sono diventati una leggenda per quanto riguarda gli stipendi. 
 

PORTOGRUARO
A Portogruaro è come al solito il Pronto soccorso a soffrire di più, ma lamentano problemi anche in Radiologia e, ancor di più, in Pediatria, dove ancora sperano di riuscire a mettere in piedi la guardia medica pediatrica. 
 

CHIOGGIA
Fra tutti gli ospedali della provincia di Venezia, solo Chioggia e Mestre tengono aperte le Rianimazioni senza fare ricorso esterno alle cooperative, mentre tutti gli altri non stanno in piedi senza le coop. Chioggia comunque in ogni caso non ce la fa con le risorse proprie e supplisce con i medici in pensione, invece che con le cooperative. Il risultato non cambia di molto eprchè comunque il personale è insufficiente. Anche il Pronto soccorso è in crisi, così come la Chirurgia – che pure utilizza un pensionato – l’Ortopedia pure e la Pediatria è un reparto che si regge con soli 3 medici in servizio. 
 

MESTRE
A Mestre, a parte il Pronto soccorso e la Rianimazione, nessuno sta benissimo, ma nemmeno malissimo. Come succede nella barche grandi, qualcuno rema di più, qualcuno di meno, ma alla fine tutti se la cavano. Quindi ci sono mille focolai di sofferenza, all’Angelo, ma nessuno veramente preoccupante. A parte, per l’appunto il Pronto soccorso, letteralmente assediato dai pazienti che ormai da un bel po’ hanno superato le 100 mila unità all’anno e ci sono dei giorni come il 25 luglio scorso in cui ci sono stati 45 pazienti alle 10 di sera in attesa dalle 8 del mattino in area verde e un solo medico a disposizione. Anche il reparto di Anestesia e Rianimazione fa fatica a star dietro alle richieste di interventi e manda in sofferenza anche le chirurgie. 
 

VENEZIA
Lo stesso ragionamento vale per Venezia centro storico. Anche in questo caso Pronto soccorso e Rianimazione sono in crisi, mentre tutti gli altri non vanno male. Del resto il SS. Giovanni e Paolo è sovradimensionato per la popolazione di Venezia – di mezzo c’è sempre la solita storia dei turisti che però incidono poco nulla sulle prestazioni generali – e dunque è facile che abbia posti letto liberi – questo non succede mai a Mestre. 
 

Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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