VENEZIA È un'odissea fatta di andate e ritorni violenti la vicenda giudiziaria di Marco Zennaro, il quarantaseienne imprenditore veneziano che dopo tre mesi passati tra una cella di sicurezza della polizia di Khartoum (a 50 gradi e senza ombra) e un carcere statale del Sudan, ora, pur libero, non può lasciare lo stato africano.
LA DOCCIA FREDDA
Ma a quella vittoria in tribunale, è seguita la doccia fredda di ieri, giovedì 8 luglio, con il rinvio al 9 agosto, cioè tra un mese, della prima causa civile, intentata da un miliziano vicino al governo sudanese che lamentava un difetto nelle forniture da parte della ditta di Zennaro, di alcuni trasformatori.
Una partita risarcitoria sulla quale si era innestata una trattativa extragiudiziale tra le milizie e un fronte comune costituito dalla diplomazia sudanese e italiana. E a saltare, partorendo il rinvio dell'udienza a inizio agosto, è stato proprio il tentativo di accordo sul risarcimento.
LA CAUSA
La base di partenza era la richiesta da parte del miliziano - già battuto sul fronte penale in via definitiva - di 700 mila euro come ristoro causato dall'aver ricevuto quei trasformatori, a suo dire, difettati. Una tesi che non aveva retto di fronte a un giudice penale del Sudan, secondo il quale il miliziano non aveva titolo per chiedere conto all'imprenditore veneziano, dal momento che i fornitori erano arrivati a lui attraverso un mediatore: ed era a lui che si sarebbe dovuto rivolgere. Il pronunciamento del tribunale penale sembrava essere un viatico promettente anche per la causa civile, che invece si è arenata appena partita: se ne riparlerà tra un mese, quando magari anche la diplomazia avrà fatto passi avanti.
C'è poi una seconda causa civile, mossa da un'azienda di Dubai che lamentava di non aver ricevuto i trasformatori ordinati e già pagati. La ditta di Dubai aveva tentato anche lei la strada penale, vedendosi stoppare dal giudice a inizio settimana. In questo caso, però, sul fronte civile la famiglia Zennaro ha già versato una cauzione di 800 mila euro. Una garanzia che permetterebbe all'imprenditore di tornare a casa e lasciare che il processo prosegua anche in sua assenza: i soldi sono lì, quindi i suoi avvocati potranno continuare a lavorare anche con l'imputato in contumacia.
IL MORALE
Con le due cause pendenti, Marco Zennaro è costretto a non lasciare il Sudan. Il quarantaseienne è a tutti gli effetti un uomo libero, e vive in hotel con il padre, ma le regole dello stato africano impediscano che possa lasciare il Sudan finché la situazione non sarà chiarita in via definitiva.
Il rinvio di ieri è arrivato proprio quando si intravedeva uno spiraglio per il ritorno in Italia e questo è stato un colpo che Marco Zennaro ha sentito. Forse più di altri già ricevuti in questa storia processuale infinita.